mercoledì 1 febbraio 2012

Just Fired

Esattamente una settimana fa sono crollata.
Dopo una discussione di lavoro il panico ha avuto la meglio e sono finita in ospedale.
Quando è la testa ad abbandonarti, sai che non puoi far altro che combattere perchè non c'è medicina che ti faccia star meglio.

Il mio Uomo splendido non era di supporto perchè troppo preso dal suo ruolo di chioccia nei miei confronti, occupava il tempo a rimuginare vendette nei confronti dei titolari che, ho scoperto, avevano classificato il mio comportamento come "falso" e non ritenevano mi fossi sentita davvero male.
Non mi importava quello che diceva, era arrabbiato e so che spesso esagera.

Continuava a dire che La Iena (la moglie del titolare) aveva detto
"Addirittura chiamare l'ambulanza per una caduta?"
e lui le aveva risposto: "Quando lei sverrà a terra con la schiuma in bocca la lascerò lì dov'è!".

La mattina dopo, come nulla fosse, sono tornata a lavoro, puntuale come sempre.
Quell'anelito di depressione mi si leggeva in faccia, ma sapevo di doverlo scacciare per poter andare oltre.
Mobbing o non mobbing non potevo darla vinta a coloro che mi avevano spinta al limite e, anzi, dovevo dimostrare la mia leggendaria forza interiore lavorando come e meglio di prima.
Venerdì mattina è un altro giorno, inizia con un umore più alto, con più voglia di fare.
Sarà che si avvicina il weekend, sarà che il mio uomo è un intoccabile all'interno dell'azienda e continua a farmi da "mammino", ma arrivata alle 13 devo costatare di sentirmi molto meglio.
Mi infilo il cappotto per andare in pausa pranzo quando squilla il telefono in ufficio.
Sono già tutti usciti e devo rispondere.
La commercialista della mia società, cercava proprio me:
"Devo chiederle di presentarsi alle 15.30 nel mio ufficio" - mi fa.
"Devo avvertire a lavoro che farò tardi?"
Perentoria chiude dicendo "No, lo sanno già!".

Panico.
Di nuovo.

Faccio mente locale.
Il certificato medico l'ho inviato, assenze ingiustificate non ne ho, i conti sono a posto, forse vuol farmi un richiamo verbale per insubordinazione? E io che dovrei fare, una denuncia per omissione di soccorso?
Mio dio che ansia, penso, e conto i minuti fino alle 15.30.

Entro puntuale nel suo ufficio e mi accoglie con un sorriso.
E' ancor più tesa di me, continua a ripetere che le dispiace, che le sembra tutto assurdo visto quanto tutti, da due anni a questa parte abbiano decantato le mie doti altamente professionali, la mia condotta esemplare e le mie capacità sopra la media.

Eppure...eccola lì, nero su bianco, una lettera di LICENZIAMENTO.

La versione ufficiale è che il mio ruolo all'interno dell'azienda viene soppresso.
L'ufficio Acquisti non esiste più.

Il chè, ovviamente, è falso. Se vendi devi pur acquistare da qualche parte, salvo tu non sia una fabbrica.
Ma a voce mi spiega che i dissidi nati negli ultimi giorni hanno messo in cattiva luce la mia persona, creando una tensione che non fa bene all'azienda.
E bla bla bla.

Mi chiede di firmare la lettera, le rispondo che vorrei seguisse le vie ufficiali inviandomela a casa.
Ufficialmente non sono ancora fuori, dunque torno a lavoro.
Non faccio in tempo ad entrare che mi viene in contro il titolare.

"Dove pensi di andare?" - mi fa.
"Non hai voluto firmare, vuoi sempre le cose tutte precise, sei troppo rigida per quest'azienda, dovresti imparare ad esser più elastica. Ma da oggi qui non puoi più entrare, e non metterti a fare giochetti col computer o a inviare dei virus"

Rimango sbalordita dall'eccesso di fiducia nella mia onestà. Ridicolo.
Come se in due anni avessi mai rubato uno spillo o fatto tardi dieci minuti.

"Tutto ciò che ti è dovuto ti sarà dato, non devi preoccuparti, ma capisci che la crisi è forte e il tuo ruolo non serve più. Spero solo che ora non ti metterai a fare scaramucce con le leggi, vertenze o cose simili. E poi spero che questo non influisca su C. (Il mio ragazzo che è capo-magazziniere), perchè se mi abbandona lui io sono finito"

"Lui ha un cervello suo, lo sa?" - gli spiego, nel caso se lo fosse dimenticato - "E con la casa come facciamo? Mi toglie anche quella?"

"No, la casa è un altro discorso, tu paghi un affitto e puoi rimanere finchè vuoi".

Mi hanno "permesso" di riprendere le mie cose nel mio ufficio, accompagnata dal direttore come fossi una ladra.
Umiliata fino al profondo, racconto tutto al mio ragazzo il quale, povero dolce Uomo, parte in quinta che vuol dare le dimissioni.
Ho dovuto usare tutta la mia pazienza e forza di volontà per fermarlo e ricordargli che almeno uno dei due è bene che conservi un lavoro.

E così è arrivato sabato, s'è portato un bel 39 e mezzo di febbre da stress, un po' di depressione e tanta voglia di dormire.
Mi sono rimessa in piedi ieri, martedì, quando un cliente mi ha chiesto di vederci "subito".

Ho infilato il mio sorriso di riserva e sono corsa a fare l'amante, forzandomi di non esser patetica mentre, rispondendo alle sue domande, gli confidavo che ero disoccupata.

E' dall'ottobre del 2007 che non mi ritrovo senza un lavoro dove recarmi ogni mattina.
Mi sveglio comunque alle 6.00, sarà l'abitudine, mi vesto e mi trucco come sempre.

Le mie giornate sono ancor più piene di prima, ma quello che mi porto appresso è il peso di un'umiliazione che mai avrei pensato di subire.

Ne ho passate tante, uno stupro a 13 anni, un padre violento per 15, fidanzati ladri e altri fedifraghi, ma il lavoro è sempre stato fonte di grande soddisfazione per me.

Ed ora, dopo nove anni nel mondo del lavoro, dopo 5 anni dietro una scrivania, mi ritrovo di nuovo da capo, con i curricula in mano, il parrucchiere e i tailleur, pronta per colloqui in inglese presso aziende dove non mi prenderanno perchè non mi ha sponsorizzata nessuno.

Ma andiamo avanti, con i nostri risparmi e la nostra forza d'animo.
Con la soddisfazione di aver conosciuto il mio splendido amore proprio grazie a questo posto di lavoro merdoso.

E tutto, un giorno, acquisirà un senso nella linea cronologica che porterà al mio successo!


5 commenti:

Punter Pentito ha detto...

Le aziende gestite così non vanno molto lontano. Quella che oggi è una mazzata, domani potrebbe rivelarsi essere stata un'opportunità. Non mollare.

Il Rompibloglioni ha detto...

Tutta questa storia ha dell'incredibile, è talmente folle che può essere solo vera... Purtroppo.
Ma non ti dirò che mi dispiace, perché piangersi addosso non serve a niente, sei una donna forte, quindi al grido di: Chi non mi capisce non mi merita! Ricomincia da un'altra parte, come la fenice che rinasce, più forte, dalle sue ceneri...
Vai! DolceG!!
P.S. Per togliere le macchie di cenere dal tailleur, meglio usare le spazzole "adesive"...
Baci.

Sweet G. ha detto...

@Punter: sono sicura di esser stata quasi fortunata, del resto se ne stanno andando tutti, tranne i dipendenti storici (valuta che l'azienda ha 45 anni di età), peró é ugualmente scioccante per me trovarmi senza lavoro, a dover raccogliere l'orgoglio e ricominciare. A 23 anni se c'è una cosa di cui sono orgogliosissima è la mia indipendenza, e ora è tutto a rischio :(

@Rompibloglioni: reinventarsi, di nuovo, in fondo sono giovane, bella, intelligente e per niente modesta. quando mi risveglierò da questo letargo depressivo e raccoglierò le forze sarò sicuramente il terrore di tutto il mercato del lavoro, nel frattempo oggi vado a chiedere l'assegno di disoccupazione: 5 anni di contributi serviranno pur a qualcosa! ;)

Un abbraccio.
G.

The Many Masks ha detto...

Io invece che mi dispiace te lo dico...e lo faccio con il cuore...Mi dispiace che il mondo sia così ingiusto...mi dispiace che la tua indipendenza sia stata un passo "obbligatorio", fatto per toglierti da situazioni molto spiacevoli...che una bambina\ragazzina non avrebbe dovuto passare...
Ti auguro sinceramente di rimetterti sia fisicamente che mentalmente... Buona fortuna...

Anonimo ha detto...

beh dai hai sempre il secondo lavoro... vuole dire che lo farai full time!
Qualcosa altro lo troverai sicuramente.
In bocca al lupo