mercoledì 29 febbraio 2012

Il mio Orgasmo Professionale

Mi hanno creata con dei geni e cromosomi molto fuori dal comune.

Sarà l'orgoglio o l'innata voglia di primeggiare ma, se nella vita privata sono una brava dolce cucciola anonima, pur sempre forte della propria sicurezza e auto-conoscenza, nella vita professionale, l'ho sempre detto, sono una piccola iena competitiva.

Testarda e forte del mio esser sveglia e very smart, non sono una che si arrende facilmente davanti alle sconfitte.
Pur applicando sempre il mio innato ottimismo ad ogni situazione, tendo a primeggiare come un maschio, mettendo in campo quel mega Ego che m'hanno fornito in fabbrica.

Ricordo come fosse ieri che alle elementari, se volevo dormire la notte, durante i compiti di matematica, dovevo consegnare sempre per prima e ottenere quel "Bravissima" scritto in rosso sul foglio.

La maestra continuava a ripetermi che bastava fare bene gli esercizi senza bisogno di impiegarci la metà del tempo dei compagni, perchè la fretta è cattiva consigliera.
Ma io dovevo assolutamente esser la prima in tutto o mi sarei sentita una perdente.

Il primo anno d'università sedevo al primo banco.
Lezioni di logica, appunti perfetti, le dispense le facevo io e le distribuivo gratuitamente a chiunque me le chiedesse.
Facevo ripetizioni senza compenso, solo per il gusto di sentirmi una spanna sopra gli altri.

Quando un giorno m'accusarono di sentirmi superiore non mi sentii per niente offesa.
In fondo era vero, ma grazie a queste critiche ho imparato l'arte dell'umiltà nella vita privata.

Purtroppo però, nel campo del lavoro, primeggiare è una di quelle cose che mi regala orgasmi di orgoglio, piacere profondo e autostima infinita.

Così tutto è iniziato il 10 febbraio, a distanza di pochi giorni dal mio licenziamento.

Primo colloquio con la responsabile amministrativa che sta andando via dall'azienda.
Simpatia immediata.
Domande difficili e un po' d'inglese.
Ma niente di drammatico.
Mi dice che da 1400 curricula siamo stati convocati in 50.

Il 17 secondo colloquio. Stavolta con i titolari.
Test psicologico, test relazionale, test di contabilità, test di resistenza allo stress.
Uscita da quella giornata sembrava avessi fatto cinque ore di palestra.
Le amiche hanno iniziato a ribattezzare l'azienda "Quella dei colloqui stile Nasa".
E siamo rimasti in 8.

Il 24 terzo colloquio. Mezza giornata di prova.
La ragazza da sostituire mi ha preparato un pomeriggio niente male.
Bolle e Fatture da emettere (a mano su excel!!), fatture da registrare (sempre a mano), e-mail di clienti incazzati a cui replicare, rispondere al telefono e aprire la porta, un paio di telefonate da effettuare, tradurre una newsletter di un fornitore americano....etc.
Arrivate le 18, senza una sigaretta da almeno 4 ore, telefona la titolare per trattenermi in ufficio fino al suo ritorno.
Avrebbe piacere di scambiare due chiacchiere con me.

Attendo e la conversazione si fa interessante.
E' molto contenta di me ma ha paura per la mia giovane età.
Stanno cercando una persona che si stabilizzi nell'ufficio e non vogliono rischiare che io me ne vada da un momento all'altro.

Vista la sua franchezza espongo anche io le mie perplessità e inizio a interrogarla sullo stato finanziario della società, a fare domande puramente tecniche per scoprire se a me convenga o meno accettare il lavoro.
Mi chiede cosa cambierei nel loro modo di lavorare.
Non l'avesse mai fatto!

"Sarò sincera, signora, se prenderete me qui dovremo informatizzare tutto perchè io non ho intenzione di fare fatture e documenti vari A MANO.
Dobbiamo metter un software gestionale, poi voglio due telefoni e una calcolatrice.
Io sono abituata ad avere un ufficio tutto mio, con la mia libreria tutta ordinata dove nessuno deve metter le mani. Lavorare in un open space non sarà facile per me!"



La tipa si alza e mi invita a seguirla.
Inizia a disegnare nell'aria con le mani quello che potrebbe esser lo spazio che ospiterà il mio ufficio, soluzioni per la mia privacy e la mia tranquillità.

Mi rassicura molto, per poi dirmi che siamo rimasti 4 candidati, forse 3. Ci rivedremo presto.

Lunedì 27, appuntamento con i titolari e la consulente aziendale.
Lei vuol conoscermi e il colloquio ricomincia da capo.
Mi fanno capire che la scelta trai candidati è molto ardua e, poichè gli ho spiegato che ho diverse opzioni lavorative, hanno paura che scegliendo me poi me ne andrò.
Rassicuratili su questo punto me ne vado.

"Entro domani, (martedì 28) riceverà la telefonata con l'esito della selezione!"

Martedì 28.
La mattinata passa inesorabile.
Il telefono sempre a portata di mano mentre svolgo le mie mille commissioni da disoccupata.
Dovrei andare in palestra con le amiche, il pomeriggio, ma alle 16 non arriva ancora nessuna telefonata e rimando di un'ora l'impegno in sala pesi.
Controllo l'e-mail in continuazione, il mio Iphone si scarica tutto nella metà del tempo usuale.
Alle 17.00 prelevo le mie amiche e dopo un quarto d'ora siamo in palestra.
Non prende il cellulare, ma mi dico che se chiudono alle 18 e alle 17.15 non ho ricevuto ancora notizie allora vuol dire che non mi hanno presa.
Sul tapis roulant continuo a chiacchierare nervosamente e alle 17.45, stanche delle mie farneticazioni, le amiche mi spediscono fuori a controllare se il cellulare ha ricevuto telefonate.

Due chiamate da un telefono che non conosco.
Richiamo e dall'altra parte mi risponde il titolare dell'azienda.
"La scelta è stata difficile e combattuta...i 3 candidati finali erano tutti molto competenti....
Dieci minuti di chiacchiere.
La mia mano premuta a pugno e la mia mente che già immaginava un "E dunque siamo spiacenti di comunicarle che..."
Quando finalmente arriva il definitivo:
"Abbiamo deciso di premiare la sua allegria e il suo Brio!"




Entrata in palestra per poco una delle mie amiche non cadeva dal tapis roulant dall'emozione.
E per quanto fossi rassegnata al fatto che potessi vivere di solo sesso, guadagnare sulle mie passioni, nulla mi toglie dalla testa che questo lavoro è quello che mi serviva per riprendermi, ad appena un mese di distanza dal licenziamento.

Una rivincita contro il mondo, un motivo in più per dire a me stessa che di 1400 persone io sono l'unica che ce l'ha fatta e che nulla, al mondo, può abbattere Giorgia!!

YEAAAAAAAHHHHHHH!!!!!

E stamani....shopping compulsivo con le amiche! Tiè!

lunedì 27 febbraio 2012

Shooting-ing



Un sabato diverso.
Appuntamento a negozio chiuso con i titolari di uno studio fotografico.
Ho già comunicato la "particolarità" delle foto che vorrei e il fotografo con cui sono in contatto non mi sembra per niente stupito, anzi, si adopera affinchè gli sfondi, la location e gli oggetti a disposizione siano di mio gusto.

Viene con me la mia amica che SA, colei che si appassiona di fotografia e che quindi apprezza particolarmente il mio invito ad unirsi a questo shooting in sala posa.

Quando i fotografi hanno finito di sistemare la scenografia che insieme abbiamo concordato mi lasciano alla mia privacy.
Completino bianco candido, perizoma e reggiseno. Una lollipop da ciucciare e delle decoltèe tacco 13 rosa confetto.

"Sono pronta!"
Li accolgo in vestaglia, mi indicano le pose migliori e faccio cadere quel lembo di tessuto che copre le mie nudità.

Una finta balaustra, un cornicione stile romano.
Appoggiata mostro alla macchina il mio sedere, mentre i fotografi sistemano le luci e mi ripetono che sono fantastica.
"Piegati di più, così, poco più avanti, sei bellissima!"

Inizia a piacermi e il disagio sparisce.
Un pouf gigantesco viene posizionato sul set.
Mi ci immergo in pose divertite: le gambe in alto a simulare un orgasmo acrobatico, il seno schiacciato e poi libero da ogni inibizione.

I fotografi si divertono quasi più di me, "Ancora una, Giorgia, sei bellissima!" e giochiamo con gli sfondi, con i colori e i filtri.

La mia amica cerca di farsi spiegare ogni tecnica mentre io mi diverto con gli oggetti di scena.

Approfitto di una pausa e mi butto seduta sul pouf, con le gambe stanche per l'ora passata in piedi sui 13cm di tacco.
"Ti prego, rifallo lentamente, voglio fotografarti mentre ti siedi in questo modo così elegante!"

Mi fa ridere, si scherza e si gioca.
Mi sono divertita come non mai, e ora cresce l'eccitazione dell'attesa....
Aspettiamo che gli artisti facciano il loro lavoro e mi consegnino le foto!
Speriamo si sbrighino!!
YEAH!

venerdì 24 febbraio 2012

Vagina capricciosa



Ho seguito le primarie del PD per conto di mia mamma, campagna elettorale ed altre grandi rotture di scatole.
Ho sostenuto colloqui pazzeschi, superandoli alla grande ed arrivando al terzo colloquio (più è grande un'azienda e più è ridicola nel dimostrare come il processo di selezione si debba adeguare all'assurdità della burocrazia italiana).
Ho fatto palestra tutti i giorni.
Ho girato per avvocati e commercialisti per ottenere un accordo con l'azienda che mi ha licenziata.
Ho lavorato per mezze giornate in uffici di amici che avevano bisogno di una mano nella selezione del personale.

Ma da quando non ho più un lavoro fisso, io, la notte NON DORMO.

M'era sempre riuscito bene dormire, fin quando non è accaduto tutto questo.
Le mie immense riserve di energia vanno buttate nel cesso e mi ritrovo la sera con le batterie ancora troppo cariche per staccare il cervello e dormire.

Così ho iniziato ad uscire la sera con le amiche, a fare mille visite mediche (avete presente quelle visite che dovete fare da 5 anni ma non avete mai avuto il tempo?), ad aiutare amici in difficoltà, a seguire una mia amica che è rimasta incinta nonostante soffra d'anoressia, a trovare i miei parenti, a fare la spesa anche per loro....

Ma c'è solo una cosa che gratifica il mio Ego in questo periodo: I CLIENTI.
Avendo sempre avuto poco tempo non mi ero mai dedicata a certe attenzione nei confronti dei miei clienti, finchè ora ho avuto modo di scoprire come alcuni di loro amino bere un drink dopo aver scopato, altri adorino mangiare durante e altri ancora desiderino tanto fare una semplice passeggiata e chiacchierare.

La mia vagina, poi, è diventata capricciosa.
La notte non dormo e così lei si sveglia e mi tiene in tensione con mille fantasie che portano la mia mente nelle innumerevoli stanze d'albergo, negli appartamenti dei miei clienti e sempre tra le loro gambe con la mia lingua che li sfiora.

Più è il tempo a disposizione e più certe voglie, certe fantasie, prendono il sopravvento e spesso mi ritrovo vogliosa in modo morboso, quasi maniacale, a sognare situazioni intriganti e pregne di sensualità.

Ho contattato un fotografo, voglio fare delle foto aggiornate e un minimo decenti.
L'esser disoccupata dovrebbe avere come lato positivo la maggior disponibilità di tempo per i miei clienti, quando invece i miei precedenti ritmi lavorativi non prevedevano che un paio d'incontri a settimana totali.

Così mi voglio metter in gioco seriamente, cominciare a svolgere questa professione che, unica nel suo genere, mi regala tante soddisfazioni e tanta voglia di credere in me stessa.

E in barba alla crisi economica, voglio rinunciare a tutti questi magri compensi da impiegata e riuscire a fare quello che meglio mi riesce e gratifica: LA SQUILLO A TEMPO PIENO!

mercoledì 8 febbraio 2012

Disoccupata



La mia vita da disoccupata non fa così schifo come pensavo.
Sarà che ci si abitua facilmente ad ogni situazione, ma mi tengo parecchio occupata e non soffro la nullafacenza come credevo.
Palestra, invio CV, docce lunghissime, pulire casa, qualche uscita con le amiche e qualche ricerca di clienti (nel momento del bisogno...puf! spariscono!).

La vita da disoccupata prevede molto poco movimento, dunque mi sono dedicata alla palestra visto anche il mio estremo bisogno di ri-allineare il fisico alla mente.

Tutti mi dicono che sono dimagrita, la realtà è che da quando non lavoro più ho come terminato la fame e sviluppato (di nuovo) un tremendo disgusto verso il cibo.

Non amo mangiare, ho sempre avuto problemi col cibo, ma ora mi sento decisamente più incline a rifiutare ogni caloria che si avvicini alla mia bocca.

Ieri in palestra ho incontrato l'istruttore che non vedevo da un paio di settimane (ora che non lavoro posso andare a far ginnastica in orari più umani e quindi non seguo più il suo corso serale).
Quando mi ha vista ha urlato per tutta la palestra "Oh mio dioooo, come sei dimagrita!!!"
Ho sentito dentro di me quel brivido d'emozione che solo un obiettivo grande come quello di dimagrire potrebbe darmi.

Dunque ho contattato diversi fotografi per chiedere dei preventivi.
Voglio fare un book professionale come si deve e rimettermi sul mercato sperando almeno di campare finchè non avrò trovato un nuovo lavoro.
I soldi vanno via veloci, pur essendo io una formichina, e non si può dire che le entrate soddisfino i ritmi di spesa che sono costretta ad affrontare in questi giorni.

I clienti sembrano spariti, di nuovo, secondo me è colpa mia perchè, pur di rispettare sempre la privacy di tutti, non chiamo mai nessuno.
Ho scoperto che esistono escort che tampinano i clienti fino a far diventare succubi.
Io non sarei mai in grado di far tutto ciò, mi faccio pure problemi a chiamarli!!

Però devo imparare, perchè a questo ritmo non posso continuare.

Step 1: foto professionali
Step 2: annunci
Step 3: clienti
Step 4: nuovo lavoro

Vediamo di metterci all'opera!!!!

venerdì 3 febbraio 2012

Burocrazia

La vita da licenziata non è semplice, soprattutto in Italia dove il sistema burocratico è perfettamente in grado di inghiottine orde di ragazzi che tentano di mettere a frutto anni di contributi e di ottenere qualche spiccio come indennità di disoccupazione.

Mi sono dovuta iscrivere ad un sindacato, ho dovuto firmare un milione e mezzo di documenti, ho dovuto umiliare me stessa ripetendo a mille impiegati diversi la data e il motivo del mio licenziamento ma, soprattutto, ho dovuto fare file di 4 ore in piedi, e altre mi aspettano la prossima settimana.

ODIO TUTTO QUESTO!

Clienti miei, pensateci voi a tirarmi su :(((

mercoledì 1 febbraio 2012

Just Fired

Esattamente una settimana fa sono crollata.
Dopo una discussione di lavoro il panico ha avuto la meglio e sono finita in ospedale.
Quando è la testa ad abbandonarti, sai che non puoi far altro che combattere perchè non c'è medicina che ti faccia star meglio.

Il mio Uomo splendido non era di supporto perchè troppo preso dal suo ruolo di chioccia nei miei confronti, occupava il tempo a rimuginare vendette nei confronti dei titolari che, ho scoperto, avevano classificato il mio comportamento come "falso" e non ritenevano mi fossi sentita davvero male.
Non mi importava quello che diceva, era arrabbiato e so che spesso esagera.

Continuava a dire che La Iena (la moglie del titolare) aveva detto
"Addirittura chiamare l'ambulanza per una caduta?"
e lui le aveva risposto: "Quando lei sverrà a terra con la schiuma in bocca la lascerò lì dov'è!".

La mattina dopo, come nulla fosse, sono tornata a lavoro, puntuale come sempre.
Quell'anelito di depressione mi si leggeva in faccia, ma sapevo di doverlo scacciare per poter andare oltre.
Mobbing o non mobbing non potevo darla vinta a coloro che mi avevano spinta al limite e, anzi, dovevo dimostrare la mia leggendaria forza interiore lavorando come e meglio di prima.
Venerdì mattina è un altro giorno, inizia con un umore più alto, con più voglia di fare.
Sarà che si avvicina il weekend, sarà che il mio uomo è un intoccabile all'interno dell'azienda e continua a farmi da "mammino", ma arrivata alle 13 devo costatare di sentirmi molto meglio.
Mi infilo il cappotto per andare in pausa pranzo quando squilla il telefono in ufficio.
Sono già tutti usciti e devo rispondere.
La commercialista della mia società, cercava proprio me:
"Devo chiederle di presentarsi alle 15.30 nel mio ufficio" - mi fa.
"Devo avvertire a lavoro che farò tardi?"
Perentoria chiude dicendo "No, lo sanno già!".

Panico.
Di nuovo.

Faccio mente locale.
Il certificato medico l'ho inviato, assenze ingiustificate non ne ho, i conti sono a posto, forse vuol farmi un richiamo verbale per insubordinazione? E io che dovrei fare, una denuncia per omissione di soccorso?
Mio dio che ansia, penso, e conto i minuti fino alle 15.30.

Entro puntuale nel suo ufficio e mi accoglie con un sorriso.
E' ancor più tesa di me, continua a ripetere che le dispiace, che le sembra tutto assurdo visto quanto tutti, da due anni a questa parte abbiano decantato le mie doti altamente professionali, la mia condotta esemplare e le mie capacità sopra la media.

Eppure...eccola lì, nero su bianco, una lettera di LICENZIAMENTO.

La versione ufficiale è che il mio ruolo all'interno dell'azienda viene soppresso.
L'ufficio Acquisti non esiste più.

Il chè, ovviamente, è falso. Se vendi devi pur acquistare da qualche parte, salvo tu non sia una fabbrica.
Ma a voce mi spiega che i dissidi nati negli ultimi giorni hanno messo in cattiva luce la mia persona, creando una tensione che non fa bene all'azienda.
E bla bla bla.

Mi chiede di firmare la lettera, le rispondo che vorrei seguisse le vie ufficiali inviandomela a casa.
Ufficialmente non sono ancora fuori, dunque torno a lavoro.
Non faccio in tempo ad entrare che mi viene in contro il titolare.

"Dove pensi di andare?" - mi fa.
"Non hai voluto firmare, vuoi sempre le cose tutte precise, sei troppo rigida per quest'azienda, dovresti imparare ad esser più elastica. Ma da oggi qui non puoi più entrare, e non metterti a fare giochetti col computer o a inviare dei virus"

Rimango sbalordita dall'eccesso di fiducia nella mia onestà. Ridicolo.
Come se in due anni avessi mai rubato uno spillo o fatto tardi dieci minuti.

"Tutto ciò che ti è dovuto ti sarà dato, non devi preoccuparti, ma capisci che la crisi è forte e il tuo ruolo non serve più. Spero solo che ora non ti metterai a fare scaramucce con le leggi, vertenze o cose simili. E poi spero che questo non influisca su C. (Il mio ragazzo che è capo-magazziniere), perchè se mi abbandona lui io sono finito"

"Lui ha un cervello suo, lo sa?" - gli spiego, nel caso se lo fosse dimenticato - "E con la casa come facciamo? Mi toglie anche quella?"

"No, la casa è un altro discorso, tu paghi un affitto e puoi rimanere finchè vuoi".

Mi hanno "permesso" di riprendere le mie cose nel mio ufficio, accompagnata dal direttore come fossi una ladra.
Umiliata fino al profondo, racconto tutto al mio ragazzo il quale, povero dolce Uomo, parte in quinta che vuol dare le dimissioni.
Ho dovuto usare tutta la mia pazienza e forza di volontà per fermarlo e ricordargli che almeno uno dei due è bene che conservi un lavoro.

E così è arrivato sabato, s'è portato un bel 39 e mezzo di febbre da stress, un po' di depressione e tanta voglia di dormire.
Mi sono rimessa in piedi ieri, martedì, quando un cliente mi ha chiesto di vederci "subito".

Ho infilato il mio sorriso di riserva e sono corsa a fare l'amante, forzandomi di non esser patetica mentre, rispondendo alle sue domande, gli confidavo che ero disoccupata.

E' dall'ottobre del 2007 che non mi ritrovo senza un lavoro dove recarmi ogni mattina.
Mi sveglio comunque alle 6.00, sarà l'abitudine, mi vesto e mi trucco come sempre.

Le mie giornate sono ancor più piene di prima, ma quello che mi porto appresso è il peso di un'umiliazione che mai avrei pensato di subire.

Ne ho passate tante, uno stupro a 13 anni, un padre violento per 15, fidanzati ladri e altri fedifraghi, ma il lavoro è sempre stato fonte di grande soddisfazione per me.

Ed ora, dopo nove anni nel mondo del lavoro, dopo 5 anni dietro una scrivania, mi ritrovo di nuovo da capo, con i curricula in mano, il parrucchiere e i tailleur, pronta per colloqui in inglese presso aziende dove non mi prenderanno perchè non mi ha sponsorizzata nessuno.

Ma andiamo avanti, con i nostri risparmi e la nostra forza d'animo.
Con la soddisfazione di aver conosciuto il mio splendido amore proprio grazie a questo posto di lavoro merdoso.

E tutto, un giorno, acquisirà un senso nella linea cronologica che porterà al mio successo!


venerdì 27 gennaio 2012

Fallimenti

Brutta storia davvero quando il tuo fisico non regge alla pressione e d'improvviso ti abbandona.

Mi sono risvegliata dentro una scatola di metallo con i muri che tremavano.
Sentivo una voce che mi diceva "Finalmente hai ripreso i sensi, tranquilla, va tutto bene.".
Ma non andava affatto tutto bene.
Il terrore aumentava man mano che prendevo coscienza di esser stesa su un letto, o un lettino, senza la più pallida idea di come ci fossi finita.
Un uomo alla mia sinistra mi ordinava di respirare lentamente, ma non riuscivo a vederlo, mio dio, il mio collo non si muoveva.
Un dolore forte al braccio, come una morsa che si estendeva fino al gomito.
Una parete piena di oggetti mi tremava come volesse cadermi addosso, cercavo di urlare ma ero come bloccata, non uscivano suoni dalla mia bocca.
Una mano da dietro la testa mi asciugava le labbra da cui continuava ad uscire schiuma, una voce femminile dalla parte del braccio mi sussurrava parole dolci.

D'improvviso mi rendo conto che siamo in un'ambulanza, i suoni tornano ad esser chiari e impegno ogni muscolo del corpo per riuscire a bisbigliare "aiuto".

"Puoi piangere, se vuoi, puoi urlare, qui puoi fare tutto!" mi rassicura l'uomo.
Ma la voce non mi esce, mi accorgo che le lacrime debbono esser uscite di loro iniziativa e mi colano sul viso quando d'improvviso il mezzo si arresta.
Una serie di rumori, vedo solo una luce.
Il letto si muove e mi ritrovo con una gamba che penzola dolorante, mentre il collo ancora non si muove.
Dentro il pronto soccorso, deduce la mia mente.
Mi trovo nel pronto soccorso.
Ma non c'ero mai stata in questo posto, non c'è che un paio di persone, tutte del personale, forse mi hanno rapita, o forse sto sognando.

Finalmente un po' di caldo, mi coprono con una coperta.
Il mio corpo trema come una foglia.
Il collo....
Il sussurro arriva a destinazione e mi rassicurano: "Hai i muscoli irrigiditi dal panico, cerca di respirare e rilassarti, vedrai che potrai muovere anche il collo!"

Obbedisco e intanto il mio angelo custode -barra- infermiera mi alza il lettino mettendomi seduta.
Finalmente il mio sguardo può posarsi su di me.
Noto che sono più o meno vestita come sempre, ancora col cappotto addosso.
Non devo aver avuto un incidente, altrimenti ci sarebbe sangue da qualche parte.
Le persone intorno a me aumentano, chiudo gli occhi stanca come non mai.

L'uomo dell'ambulanza non lo vedrò mai in faccia, ma ricorderò per sempre la sua voce simpatica mentre improvvisa un cabaret per me che non so più dove sono e perchè.
La sua ironia tutta romanesca si ferma solo quando finalmente muovo il braccio per tastarmi il viso.
Mi fa male tutto, come avessi preso delle badilate in faccia.
Dal mio sguardo deve aver capito i miei pensieri e mi confessa che ha dovuto riempirmi di schiaffi per evitare che "partissi".
"Dovevi riprendere i sensi, e un po' di schiaffi non fanno mai male.

Mi riempiono di domande.
Nome, cognome, indirizzo.
Arriva una persona che mi trascina via, il letto si muove, sbatte, lunghi corridoi che sfilano le loro mura accanto a me.
Entriamo in una stanza dove vedo diverse persone.
Il mio autista-di-lettino mi sistema contro un muro, spalle alle persone.

E così mi ritrovo in una stanza, a guardare un muro bianco, con un vociare dolorante alle spalle e nessuno che mi dica dove sono e che mi è successo.



Stanca come non mai chiudo gli occhi e parto per un lungo viaggio. La mia mente si trova ai Caraibi, al caldo, la sabbia bianca mi fuma sotto i piedi e io osservo immobile il mare calmo e celeste, invitante ma pericoloso. Me ne sto lì, rifugiata nei miei sogni, finchè una mano mi tocca il braccio.
Apro gli occhi e una donna vestita con un camice bianco mi sussurra:
"Giorgia, ciao, sono la dottoressa XY, come posso aiutarti?"

Mi aiuta a girare il collo verso di lei, me lo massaggia dolcemente e mi chiede se ho freddo.
Mi da una garza ma io non riesco ad ascoltarla.
Osservo terrorizzata i miei stivali nuovi sbucare da sotto la copertina. Sono sporchi di bianco, sono sporchi e questo mi deconcentra da tutto il resto.
"I miei stivali..." le sussurro, e lei carinamente me li pulisce con un fazzoletto.
"Tranquilla, vedi, è solo polvere. I tuoi stivali stanno benissimo, e tu come ti senti?"

Come mi sento? Mi sento terribilmente spaesata, inizio a piangere e singhiozzare, mi premo il braccio che mi duole e non riesco a fermare i polmoni che lavorano a ritmi serrati.
"Mi sento sola!" tento di urlare, anche se mi esce solo un lamento.
Inizia a raccontarmi che sul referto del triage c'è scritto "Attacco di panico", mentre altri dottori parlano di insulina e glicemia fuori dalla norma.
Ho avuto una lite a lavoro, l'hanno riportato i colleghi che erano con me quando è arrivata l'ambulanza.
Ho preso la borsa e me ne sono andata.
Mi hanno trovata poco più in là dell'uscita, svenuta a terra.
Hanno chiamato l'ambulanza ed eccomi qui.

Inizia a lavorare sulla mia parte inconscia, evidentemente, perchè ogni sua parola segna un punto nella mia testa ormai fuori controllo.
Mi dice che ci sono situazioni nella vita che tutti dobbiamo affrontare senza farci del male, dice che da ogni brutta esperienza si impara qualcosa e da come sono bella e forte sicuramente riuscirò a vincere tutte le battaglie della mia vita.

Parlo, finalmente, trai singhiozzi, delle mie paure più grandi.
Lei mi confida che è una psicologa e che vorrebbe aiutarmi.
Ci sono dei mezzi, mi spiega, che aiutano a superare ogni crisi. Ma si apprendono solo dopo anni di brutte esperienze. C'è però un gruppo di medici in questo ospedale che può aiutarmi, possiamo scoprire questi mezzi insieme e imparare a gestire meglio la rabbia e il dolore, lo sconforto e la depressione.

Mi rassicura parecchio, mi calma e mi permette finalmente di muovere il collo.
La supplico di dirmi che ora è.
Mi sconvolgo all'idea che sia già ora di pranzo.
"Voglio il mio ragazzo! Voglio mia madre! Dove sono tutti??"
"Te li vado a prendere, stai tranquilla!.

Arriva lui, il mio principe azzurro, il suo sorriso mi fa tornare in me.
Un sorriso così vale più di un milione di dollari e i suoi occhi grandi diventano fari nel mio buio interiore.
Lo conosco, so quando è incazzato.
E sono sicura che lo fosse fino a poco fa.
"Non mi facevano entrare, mi dicevano che non eri in questo ospedale!!
Parla tutto d'un fiato, preoccupato e agitato come non mai.
"Ho chiamato tua madre, sta arrivando, poi mi hanno chiamato dall'ufficio, e anche i tuoi amici, sono tutti preoccupati"
Mentre parla continua a squillargli il telefono, risponde e ripete a tutti che sto bene e che li chiameremo più tardi.

ECG altalenante, pressione raso terra ma segni vitali buoni.
Riesco a camminare e parlo poco.
Ma sto bene, sono viva e ho tutto l'affetto dei miei cari.
Tutto si supera, ma è bene allontanarsi dalle situazioni tossiche.
Voglio conoscere questi dottori dell'ospedale che possono aiutarmi, voglio imparare a gestire meglio i miei momenti di forte sconforto e, per rilassarmi, ieri ho visto anche un cliente che mi ha coperta di soldi, un medico, guarda un po', che più freddo non si può, ma in fondo l'importante è tornare alla normalità e sperare che tutto sia sempre come lo desidero, semplice, genuino e in ordine.

E quegli stivali l'ho puliti con la cera per rimuovere del tutto ciò che è successo.

lunedì 23 gennaio 2012

Soddisfazioni di una Escort



Questa settimana i clienti sono stati davvero bambini cattivi.
Se non fosse accaduto con degli abituè, forse li avrei mandati a cagare.
Uno in particolare mi ha scritto due settimane fa per vederci di giovedì. Fissato l'appuntamento alle 13.30 mi scrive un'ora prima che è bloccato all'aeroporto e non ce la fa in tempo.
Gli dico che possiamo posticipare di un giorno, se è più comodo per lui, e non risponde nemmeno.
Si fa vivo la settimana successiva con mille scuse e chiede di vedermi di mercoledì.
Sfiga vuole che nel mio ufficio sia accaduto il putiferio e non potessi uscire, così gli chiedo di fissare in altra data e lui non può prima di sabato.
Ok - gli dico - sabato alle 15.00, prima non posso (avevo un altro cliente, sdoppiarmi non mi riesce ancora bene).
Mi scrive venerdì che sabato non ce la fa a liberarsi per le 15.00 e rimandiamo a domani, martedì.
Ora: domani ho già un altro cliente, spazio per lui ne ho ma voglio proprio vedere se ce la faremo!

Settimana scorsa, dunque, di tre clienti che dovevo vedere, alla fine m'è rimasto solo quello di sabato, il "nuovo venuto" che mi interessava parecchio conoscere.
Ha avuto il mio numero sempre per passaparola ed è da Natale che mi prega di vederci.
Sta sempre in giro per il mondo, dunque l'appuntamento è stato pianificato con cura.

Se avete letto un po' il mio blog, saprete che questo giro di clienti è partito tutto da un mio amico molto addentro alle giuste conoscenze. Lavoravo per lui, in un ufficio, e ricordo che mi raccontava tutto, persino quante volte andasse in bagno. Era un vero sporcaccione e spesso notavo che le sue fantasie più sconce si concentravano su una sua conoscenza, una certa Giorgia. Dalla curiosità alla pratica, me la fece conoscere e per la prima volta in vita mia fui colpita dalla bellezza estasiante di una ragazza che non conoscevo affatto, solo grazie ad un sorriso e alla perfezione di tutte le sue proporzioni. (fu prima di conoscere Sandra, sia chiaro)

Giorgia, una ragazza che qualsiasi altra poteva invidiare a ragione, dolce e intelligente da morire, sarcastica e bella da togliere il fiato.
Fu così che decisi di adottare questo nome, Giorgia, che non è ovviamente il mio vero nome ma che mi rimanda un'immagine chiara di come vorrei apparire ai miei clienti.
E, non mi vergogno ad ammetterlo, fui quasi orgogliosa di me quando suo padre diventò un mio cliente.

E così arriva sabato e con lui anche il mio nuovo cliente.
Quando ci incontriamo, in un motel molto molto carino ad ore (non ne conosco molti a Roma, ma questo è senza dubbio il più affidabile e pulito), inizia a parlarmi della sua vita, del "circolo" (questi miei clienti fan tutti o quasi parte di un circolo famoso di Roma, roba da ricconi per cui io non provo alcun interesse ma per loro è sempre un punto d'incontro per lavoro e svago a cui tutti danno molta importanza).

Mi diverte da matti prendere in mano la situazione quando vedo un cliente "docile" che rimane intimidito dalla situazione.
Lo accarezzo e stuzzico ogni fantasia prima ancora che ci si possa esser spogliati.
Lui diventa tutto rosso, continua a farmi dei complimenti troppo troppo carini che mi danno sempre più sicurezza.

Mi raccomanda di fare tutto con molta lentezza perchè è "molto sensibile" il chè, il gergo puttanesco, ovviamente vuol dire che viene subito.

Mi svesto donandogli uno spettacolo da soft-strip, e lui lì impietrito continua a dirmi che ho un fisico mozzafiato (o son bugiardi o son ciechi, devo ancora capire come mai i miei clienti mentano al riguardo!)
Lo bacio e lo spoglio delicatamente, sfiorando il suo corpo col mio che si muove lentamente.
Continua a tenermi lontana dal suo uccello, a dirmi che lo eccito troppo.
Decido di dedicarmi al suo collo, baciandolo e sussurrandogli paroline magiche" nell'orecchio.
Si eccita da morire nel sentirmi supplicare di esser presa e scopata.
Continuo e cerco di studiare un perfetto approccio per un cliente così, uno che rischia di venire subito e di non lasciare molto spazio ad un'esperienza unica quale quella che voglio regalargli.
Chiacchieriamo, ridiamo e continuiamo a sfiorarci finchè non lo supplico di prendermi tutta per lui.
"Ma poi vengo subito!" - mi dice.
"Vorrà dire che poi ricominceremo un'altra volta!" - lo tranquillizzo.

Non capisco questa mania dei miei clienti.
Mi pagano ad ore e son convinti di pagarmi ad orgasmo.
Se in un'ora vieni cento volte dovresti ringraziare iddio, invece di finire come quelli che in un'ora rischiano di non arrivare nemmeno ad un orgasmo e io lì a deprimermi perchè non riesco a compiere il mio supremo dovere di far godere come si deve un uomo.

Sembra eccitato all'idea che non sia una che fugge di fronte l'impegno di un orgasmo in più, e finalmente si infila il profilattico e si mette sopra di me, mi guarda in faccia con quello sguardo tipico di chi vede una torta golosa e sa che sarà tutta sua, e mi penetra chiedendomi se lo sento.
Due miei mugolii e qualche frase un po' sporca lo eccitano da morire, contrae il viso preoccupandomi parecchio finchè addirittura non finisce per piangere mentre mi viene dentro.

Mi era capitato di gente che urlasse, di altri che sussurravano, di uomini che stavano completamente zitti e di altri che facevano tremare i muri; ma di gente che piangesse proprio no.
(o forse una volta sola, ma non era un cliente e, tempo dopo, ho scoperto che era gay, dunque forse piangeva più per una questione morale interiore che per piacere).

Si accascia dolcemente e lo massaggio per farlo rilassare.
Continua a chiedermi come sto io e mi convince a farmi massaggiare da lui che si definisce un maestro nel far rilassare la moglie.
Quasi mi stende al suolo con quelle mani esperte che annullano ogni tensione nei miei muscoli ed ogni pensiero.
Mi giro e, guardandolo negli occhi, gli dico "Sposami!".
Si mette a ridere e mi confessa che molte lo vorrebbero per i suoi soldi ma non avrebbe mai pensato di conquistare qualcuno con un massaggio.

L'intesa tra noi è molto forte, lo ammetto, mi fa molte domande su di me e mi racconta un sacco di cose su di lui, continua a chiedermi dove abbia imparato a baciare così bene e io lo lusingo con mille complimenti di ogni genere finchè non lo vedo eccitato da morire.

Decido dunque di fargli conoscere ciò che meglio mi riesce e sposto i miei baci lì dove una cupola eccitata sembrava chiamarmi con vigore.
Lo vedo quasi morire di piacere, ricomincia quasi a piangere così mi fermo per baciarlo altrove. Non voglio farlo venire subito.
Mi bacia e non lascia spazio ai miei sussurri, continua a supplicarmi di farlo piangere ancora, così lo "copro" col guanto e gli salgo sopra, su e giù nella posa migliore che mi riesca.
Come una spettatrice curiosa l'osservo mentre contrae ancora i muscoli, chiacchiera parecchio, riempiendomi di domande porche e lo soddisfo in ogni senso completando il quadro con paroline che vanno a segno.
Mi tiene il bacino e io salto sopra il suo, sentendo dentro quel suo caldo uccello che si contrae.
Piange ancora e viene.
Sorride, stanco morto affianco a me.
Sdraiato mentre lo bacio mi confessa che non è mai stato così, lui.
Lui è un tipo molto freddo, dopo il sesso una stretta di mano e arrivederci.

"Tu sei così magnifica, sei più di una ragazza o di una squillo, sei come una fidanzata innamorata!"

Mi piace regalare questa emozione ai miei clienti, li vedo innamorarsi di nuovo, aprendo il cuore oltre che i pantaloni.
Mi dedicano attenzioni dolci e parole dorate.

Lo vedo pensieroso, d'improvviso, come un raptus. Ritorna alla normalità e mi confessa che ha un forte dubbio su di me.
Ed eccoci come sempre alla solita domanda: "Da quant'è che fai questo lavoro?"
Rimango sempre vaga al riguardo, so che con questo loro intendono creare un giudizio intorno alla mia persona.
"Te lo chiedo perchè non capisco come sia possibile che tu sia tanto giovane e così tanto brava!"
Viro il discorso sull'età, gli chiedo se conosce la mia e risponde di no.
Deve indovinare e, ovviamente, non ci riesce.
Quando alla fine confesso i miei 23 anni lui rimane di stucco.
"Mio dio, sei più piccola di mio figlio!" - mi fa.
E gli spiego che l'età non vuol dire niente, come dimostra il fatto che lui sembri un trentenne quando invece, per avere un figlio della mia età, non lo sia affatto.
Rimane lusingato e continua a farmi complimenti, finchè mi dice una cosa davvero carina:
Sai, mi ricordi troppo la figlia di un mio amico, una ragazza di una bellezza unica, ma tu sei più dolce e più intelligente, però me la ricordi troppo, esteticamente, potreste esser sorelle
.
Non ho retto l'emozione, o forse semplicemente il mio Ego ha preso il sopravvento, e così ho sussurrato:
"Ma dai, e come si chiama? Per caso Giorgia?"
Ha sbiancato, ha sorriso e ha declamato: "Ok, non parlo più, sennò scopro che sei davvero la sorella!"

Ahahahah!

venerdì 20 gennaio 2012

Grazie!

Ci sono solo due persone nella mia vita che sanno di me e del mio secondo lavoro.
Una di queste è S., quel mio amico che mi diede il primo numero di una lunga serie di contatti che hanno poi formato il mio giro attuale di clienti affidabili.
Ma essendo maschio spesso non riesco ad aprirmi con lui per molti degli aspetti più viscerali di questo lavoro. Mi chiede spesso come va ma, ogni volta che inizio a raccontare, si eccita e mi inizia a chiedere di poter esser deliziato con racconti "dal vivo".

L'altra persona "che sa" è M., una mia cara amica, l'unica che sapevo non avrebbe avuto troppi pregiudizi. E' una persona dalle larghe vedute, su ogni argomento, e per quanto potesse esser la meno indicata a dar consigli in fatto di sesso (perlomeno non se n'era quasi mai parlato prima) ho sentito che avevo il bisogno di aprirmi con qualcuno e, poco prima di aprire questo blog, le ho confessato tutto.
Con somma contentezza ho scoperto che era molto affascinata dall'argomento ma, dopo le prima domande, ho trovato in lei poco interesse nel discuterne e ho smesso di raccontarle qualsiasi situazione.
E' stato lì che ho aperto il blog, decisa com'ero a sfogarmi evitando di mandare in frantumi le mie amicizie solo per colpa del mio bisogno di consigli e di qualcuno con cui condividere le mie esperienze.

E' stata la mossa giusta, aprire questo spazio in cui rischiararmi le idee e metterle in fila per poter agire sempre con la testa.
Ho trovato il confronto con persone diverse o caratteri simili e, soprattutto, ho trovato finalmente qualcuno con cui parlare di quello che faccio senza ricevere un giudizio.

Iniziando la corrispondenza con qualcuno nascosto dietro uno schermo, spesso non si sa dove si possa finire. Scoprirsi piano piano, a vicenda, regalandosi racconti di vita vissuta, consigli e opinioni, questo è qualcosa che reputo impagabile, come sapere che c'è sempre qualcuno pronto ad ascoltarti, anzi, a leggerti e a dirti con disinvoltura quello pensa, senza troppi filtri.

Amo poter dire tutto senza che ci siano sconvolgenti conseguenze.

Quando avevo il blog personale scrivevo tutto ciò che mi accadeva, e puntualmente qualcuno nella mia vita reale si riconosceva e veniva a chiedermi di togliere il post o di porgere le mie scuse.

In questo spazio anonimo posso anche scrivere che odio il mio titolare, non verrò licenziata o ripresa.
Posso scrivere che ci sono persone false ed egoiste, non mi troverò una fila di gente che mi chiede se ce l'ho con loro.

E soprattutto, posso raccontare a qualcuno della mia seconda anima, quella che non dorme la notte se non si masturba con in mente l'idea del prossimo cliente, e tutto questo non porterà nessuno scandalo nella mia vita reale.

E io adooooooro potermi aprire senza dover per forza fare il conto con le conseguenze!!!

(bello il mio monologo senza senso, eh? Be', un grazie a voi che passate e commentate, io vi adoVo tanto tanto tanto!!!)

giovedì 19 gennaio 2012

Storie di una notte: Sandra

Avevo diciannove anni e un amico davvero fantastico con cui il sesso era spettacolare.
Un giorno mi disse che aveva una fantasia che doveva assolutamente provare.
Voleva andare in un Club Privé con me e trovare delle coppie con cui giocare.
Non ci ero mai stata in posti del genere, fu la prima volta e, appena entrata, mi resi conto che molte delle mie fantasie potevano benissimo ambientarsi tra quelle mura drappeggiate di velluto rosso e quei divani e letti invitanti e sexy.

Lui aveva il doppio dei miei anni, ma li teneva da dio, io sembravo più grande di molto, dunque potevamo passare per 25enne e 35enne. Una coppia perfetta.
Le altre coppie erano molto più grandi di noi, o perlomeno di me.
Alcune sembravano entrate per sbaglio in quel luogo così arcano, altre potevano apparire abituèe anche ad un occhio poco esperto come il mio.

Decisi di fare un bel giro per scoprire ogni "chicca" di quel Club.
Entrai col mio accompagnatore in una stanza buia dove proiettavano film erotici.
Sentivo rumori sordi e vedevo ben poco, socchiudendo gli occhi per via dell'oscurità illuminata dallo schermo.
Al centro della sala c'era una donna e di fronte a lei almeno 4 uomini.
Faceva pompini a turno e la cosa mi ispirò diverse fantasie.
Passando in un altro corridoio, sulla sinistra c'erano come degli oblò, attraverso i quali si potevano vedere delle stanze da letto enormi dove era consentito l'accesso solo a coppie (almeno due coppie) e dove chiunque, da fuori, poteva godersi lo spettacolo.

C'erano poi stanze aperte e in una di queste, messa a carponi, una donna regalava la sua fica a chiunque entrasse, sotto stretto controllo del marito che imponeva il preservativo agli avventori.
Mi piacque così tanto la scena che volli farle concorrenza, ma mi ripromisi di farlo più tardi.
Tornammo al bar e il mio accompagnatore mi esortò a scegliere una coppia che mi piacesse.

Su un divanetto, tutta irrigidita, c'era una coppia di giovani ragazzi, sui 30, che continuava a guardasi intorno.
Lui mi sembrava quasi insulso ma Lei...!!!

Lei era di una bellezza rara, una bellezza che mi colpì al cuore.
Bionda con quei capelli lunghi e lisci, un viso di porcellana chiara con due occhi grandi e celesti che lasciavano a bocca aperta.
Aveva un fisico magro e veramente sexy, gambe lunghe e affusolate che la rendevano una stella brillante in quella sala oscura.

Non ebbi dubbi a segnalare la mia preferenza al mio accompagnatore e lui non fece in tempo a prendere iniziativa che fu battuto sul tempo dalla coppia che io avevo notato.

Senza troppe chiacchiere ci dirigemmo verso una stanza da letto, lasciando agli spettatori dall'oblò una visuale perfetta sul mondo del piacere che avevamo intenzione di scoprire.

Capimmo presto che i nostri uomini volevano uno spettacolo saffico, più che un'orgia di coppie e, mentre la mia stellina bionda non sapeva proprio da dove iniziare, decisi di prendere l'iniziativa baciandola sulla bocca e spogliandola lentamente e con dolcezza.
Ricordo come fosse ieri il suo sapore dolce, il suo profumo delicato.




Sandra, così si chiamava, era di una perfezione disarmante e io ne rimasi così colpita che da quel momento ogni mia attenzione finì solo ed esclusivamente su di lei.

Il mio accompagnatore cominciò subito ad infilarmi da dietro, e Sandra succhiava forte l'uccello del suo uomo. Avevo libero accesso alla sua fica e non persi tempo nel prenderla tutta per me.
La baciai prima lentamente, mentre sentivo lei che tremava come una foglia.
Capii che non sapeva nemmeno cosa stessi facendo, così decisi di farle provare ciò che pochissimi uomini saprebbero fare come si deve, e la leccai dolcemente stimolando quel minuscolo clitoride che anche per me era una totale novità.

Sentir vibrare quelle labbra sotto la mia lingua fu un'esperienza da sogno, vederla da sotto mentre succhiava e continuava a socchiudere gli occhi, a tremare di piacere e ad accarezzarmi i capelli mentre io la stuzzicavo e la leccavo sempre più forte.
Fu incredibile quando ebbe il suo orgasmo, un'esperienza unica vederla quasi cacciare il suo uomo per dedicarsi a me, mentre arrossiva e sorrideva complice.

Ci scambiammo uno sguardo e decidemmo di far venire anche i nostri uomini per toglierceli di mezzo.
Dopo un'oretta buona eravamo tutti e quattro seduti al bancone del bar.
I maschi parlavano del loro lavoro, incredibilmente erano entrambi imprenditori nel campo dell'edilizia.
Io e Sandra approfondimmo la nostra conoscenza, scoprii che era una presentatrice TV di una rete locale umbra, era l'amante del suo accompagnatore sposato e doveva vederlo per forza fuori dalla sua città dove in molti conoscevano entrambi.
Ci scambiammo opinioni su un'esperienza che era la prima per entrambe e mi confessò quello che speravo, ovvero che non aveva mai provato niente del genere con nessun uomo.

Non dimenticai mai Sandra, ma sapevo che non era di Roma e che non l'avrei più rivista.
Mi dispiacque parecchio e tutt'ora penso a lei come ad un angelo che mi ha regalato la prima ed unica stupenda esperienza saffica della mia vita.

L'ho cercata un po' in giro, su internet, ma so che sarebbe un'assurdità contattarla.

E' come un fiore raro, uno di quelli che non puoi recidere per paura che muoia, ma rimarrà per sempre nel mio cuore come quell'unico splendido amore che non è mai nato..

mercoledì 18 gennaio 2012

Trogloditi & Co.

Il mio fidanzato conosce bene tutti coloro che io chiamo "Amici".
Del resto sono talmente pochi che si contano sulle dita di una mano.
Appena ho deciso di farlo entrare nella mia vita a tempo pieno, ho anche provveduto da subito a presentarlo alle mie amiche, un po' per ottenere la loro approvazione e un po' per testare la sua capacità di relazionarsi con qualcuno che non faccia parte del suo ambiente.

Tra questi ce n'è uno, l'unico maschio che definisco Amico, che conosco da anni e che prima di fidanzarmi sentivo ogni giorno.
A. non è gay ma chiunque lo conosca ne carpisce fin da subito la sensibilità e quel tocco di isterismi tipicamente femminili che lo fanno diventare amico di quasi sole donne, trovandosi puntualmente single in contesti dove spesso le "femminucce" finiscono per fidanzarsi.

Dopo una decennale esperienza con ragazzi che tendevano a farmi metter da parte gli amici, con il fidanzato ho deciso di impegnarmi ad equilibrare la vita da "sposata" con quella di Amica (non più festaiola come una volta, ma certo socievole ed affidabile).
Sento spesso il mio amico A. che, per via della sua sensibilità, soffre molto il distacco anche solo telefonico per più di qualche giorno da quelli che reputa i suoi amici.
Lui del resto non lavora nè studia, dunque immagino che le sue giornate risultino spesso molto vuote e noiose, fino al punto che fosse per lui mi telefonerebbe un paio di volte al dì per sentire che combino e, vi assicuro, prima che mi fidanzassi lo faceva puntualmente.

Pur mettendo tutti i paletti possibili, ad ora spesso si preoccupa se mi sente un po' fredda e si precipita da me per capire cosa succeda, quando invece il mio atteggiamento è spesso dovuto agli infiniti stress quotidiani e al fatto di avere un fidanzato molto tradizionale che lega la figura di "maschio-femmina" unicamente ad un rapporto di coppia e mai ad uno di amicizia.

Così mercoledì scorso ho invitato il mio amico A. a cena da me.
Ho avvertito il fidanzato di tale invito e l'ho esteso anche a lui, ricevendo l'ennesimo diniego.

Arrivando al portone di casa, il mio Amico ha incrociato una mia vicina e collega di lavoro che gli ha chiesto chi fosse e gli ha permesso di salire (ebbene si, i cazzi suoi non se li fa proprio nessuno).
Abbiamo passato una serata a suon di telefilm e chiacchiere e poi se n'è andato.
Fino all'una di notte, però, non ho chiuso occhio per via di alcuni vicini che han deciso di fare una festa casalinga infrasettimanale con musica alta fino a tardi. Mi sono messa le cuffiette e ho cercato di riposare le mie membra stanche.

Due giorni dopo il fidanzato mi fa: "L'altra sera non hai sentito nulla?"
Mi ero chiesta di cosa parlasse finchè non mi è tornata alla mente la festa dei miei vicini e gli ho riportato la notizia e il mio relativo astio nei confronti di chi non ha molto rispetto per chi lavora.

Dopo mie insistenti domande al perchè del suo "muso lungo" e del suo atteggiamento freddo, vengo a scoprire che la mia vicina che ha aperto al mio amico aveva spettegolato con uno dei suoi innumerevoli amanti, un collega del fidanzato, il quale collega ha detto lui: "Ieri non hai sentito il baccano che hanno fatto i vicini di Giorgia?"
E lui, furbo come una volpe, gli ha risposto "No, ieri non ho dormito da Giorgia!"
Il maligno lingua-lunga, allora, gli ha chiesto "Strano, perchè mi hanno detto che è salito un ragazzo da lei ieri sera!
E il genio del mio ragazzo: "Si, un suo amico, era a cena da lei."

Indovinate cosa ne è uscito?
Il suo collega si è accorato ad altri dicendo al mio fidanzato che è un cretino se mi permette di mancargli di rispetto in questo modo (???) e che se le loro mogli facessero altrettanto le picchierebbero.

Ho discusso a lungo col fidanzato sulla questione.
Gli ho spiegato innumerevoli volte, già in passato, che preferisco un uomo che mi controlli ad uno che faccia il geloso senza motivo.
Non sopporto ulteriori ansie e non amo dover dire bugie solo per tranquillizzarlo.

E poi, siamo sinceri, se devo fare le cose di nascosto non sono così idiota da farle sotto il naso di tutti!

Così lui ha promesso di rilassarsi un po', di prendere atto della mia onestà e di smetterla di mettermi certe ansie addosso.



Io però, lo ammetto, il boccone non l'ho mandato giù.
Ieri ho visto il collega del fidanzato (anche mio collega, of course) e l'ho preso da parte.
L'ho letteralmente (ma velatamente) minacciato, aprendo un sorriso enorme e chiedendogli a brucia-pelo:
"Per caso non ti piaccio? Pensi che non vada bene come fidanzata per LUI?"
E' rimasto dapprima spiazzato per poi inventare una marea di bugie sul fatto che Lui è geloso di suo e non per colpa di chi maligna su di me.

Allora gli ho spiegato una cosa molto semplice:
"Sappi che io tengo a Lui più di qualsiasi cosa al mondo, e chiunque si metta tra di noi rischia di finire davvero male, questo te lo dico perchè so che non mi conosci bene e potresti pensare anche male di me, ma è bene che tu sappia che non sono una persona ragionevole quando si toccano i miei affetti e, anzi, posso diventare molto molto cattiva!"

Ricordo come fosse ieri (uppps....era ieri!) la sua faccia.
Se n'è andato tutto incazzato e offeso dalla mia "insinuazione", ma io sapevo di aver colpito a segno.
Torna dopo cinque minuti con la coda tra le gambe, mi assicura che pensa solo bene di me e che se sto col fidanzato è perchè lui ha indagato a fondo su di me e gli ispiro fiducia. Poi cerca in tutti i modi di far passare per geloso il mio fidanzato, dicendo che sono io che debbo rassicurarlo.
Gli spiego che io faccio quel che devo fare e che gli altri si devono fare gli affari loro, altrimenti rischiano che io mi comporti nello stesso modo con le loro mogli (che sono più cornute dei cervi).

Se ne va.

Dopo mezz'ora esco dall'ufficio e telefono al mio ragazzo. Tutto tranquillo mi dice che "il collega" l'ha chiamato e gli ha detto che mi sono incavolata e l'ho minacciato.
Gli ho spiegato come sono andate le cose e lui sembrava l'uomo più felice ed innamorato del mondo.

Non so cosa l'abbia tranquillizzato tanto, ma ho imparato che quando ci sono cose che non vanno bene o persone che ficcano il naso, bisogna metter da subito un freno alla fantasia di gioco di questi soggetti, facendogli conoscere, se necessario, anche la parte più brutale e vendicativa del proprio carattere.

E dunque annoveriamo un'altra vittoria a segno per Giorgia e l'ennesima sconfitta (dopo la lettera anonima) subita dagli avversari!!
Yeah!

lunedì 16 gennaio 2012

Adeguare i prezzi?



Sabato ho incontrato un nuovo cliente: professionista, italiano, sposato, con figli, un po' giramondo, sui cinquanta....
Insomma, uno che all'apparenza potrebbe rientrare benissimo trai miei clienti tipo.
La grossa differenza tra lui e i miei clienti degli ultimi anni, è costituita dal modo in cui l'ho conosciuto: niente passaparola, niente raccomandazioni di altri clienti.
Questo cliente me l'ha passato una collega.

Ora.

Poichè m'hanno disegnata sospettosa e rompipalle, mai avrei creduto di fidarmi così facilmente di una collega che tra chiacchiere online e confidenze via e-mail mi è piaciuta fin dall'inizio per quel senso di onestà e simpatia che mi ha regalato; ma che non ho mai conosciuto di persona!
E tanto meno avrei mai creduto di poter accettare di vedere un cliente lontano dal mio abituale giro, passatomi da lei che conosco solo online, e quindi che peraltro nemmeno ha avuto modo di vedermi mai.

Ma evidentemente covo ancora in me quello spirito d'avventura che da ragazzina mi regalava un'aria così scapestrata, folle e molto birichina.

Se è vero che ultimamente alcune colleghe blogger hanno tirato su il dubbio che molte di noi si ispirino ai telefilm e ai romanzi per raccontare le proprie avventure lavorative, allora credo che questo cliente di film ne abbia visti davvero molti.
O forse era più preparato di me sull'argomento, visto che sulla questione economica e organizzativa s'è comportato come un vero esperto in confronto ad altri miei clienti che, lo ammetto, sono certamente abituati meno alla compagnia femminile a pagamento.

Così ho organizzato tutto per bene, senza però parlare di dettagli economici.
Sapevo che la mia amica non conosceva i miei rates, e la curiosità di conoscere le aspettative del nuovo cliente mi aveva spinta a non sbilanciarmi sulla questione.

Avevo portato il cane alla toeletta, avevo fatto la spesa, dunque ho avuto appena il tempo di aggiustarmi per l'appuntamento e sono corsa in zona San Pietro, convinta di metterci una vita e di non trovar parcheggio, quando invece in venti minuti ero già pronta a salire, con mezz'ora d'anticipo.
Lui mi dice che se voglio è già lì che mi aspetta e io mi avvicino al luogo dell'incontro con un misto di ansia ed eccitazione che mi facevano ben sperare (non che io sia in grado di leggere il futuro, ma dicono che l'intuito femminile c'entri qualcosa con quei miei presentimenti che in passato m'hanno salvata da situazioni davvero assurde).

Si presenta al portone con aria furtiva, terrorizzato che qualcuno possa vederci.
Ne deduco subito che non è certo uno della finanza, altrimenti avrebbe finto un atteggiamento molto differente, sciolto e noncurante.

Al massimo potrebbe esser un maniaco.

Salita sù casa vengo avvolta da un bel calore, una tana di una trentina di metri quadri, poco più grande del mio monolocale, mi fa intuire che certo non abita lì.
Pochi oggetti personali.
Un giornale sul tavolo, segno che stava aspettando solo me, uno stereo spento sull'armadio di fronte il letto, una guida di Roma con lo stradario e una guida d'Europa con le grandi città d'arte.

Niente tv, niente odori in casa nonostante la presenza di una cucina.
Il letto perfettamente rifatto, come fosse stato preparato per me, con un lembo della coperta ripiegato, come nei cataloghi Ikea, che mi fa intuire quale sia il suo lato preferito e il suo terrore per le ustioni, visto che dall'altro lato del letto c'è una stufa che lui considera (lo scopro poi) pericolosa ma utile.

Sul tavolino accanto al giornale c'è una bustina regalo e due cellulari posizionati in piedi, come pronti a ricevere un segnale telefonico che potrebbe arrivare da un momento all'altro.
Deve esser sposato perchè non può mancare le telefonate.
Chiacchieriamo parecchio.
La mia collega mi aveva parlato di lui come una persona molto dolce e da subito ho potuto costatare come avesse ragione quando, avvicinandomi, l'ho baciato sulla bocca e lui è arrossito come un bimbo, convinto forse come altri che noi prostitute non baciamo sulla bocca.

Ha voluto subito sbrigare le formalità.
"Non abbiamo parlato della cifra.." - mi fa, quasi intimorito.
Gli spiego quanto prendo all'ora, e lui sorride quasi sgridandomi: "Così poco?"
E mi aggiunge cento euro come se io avessi scherzato e sapesse già che non era possibile chiedere così poco.

Ecco d'un tratto tutti i miei dubbi sull'adeguatezza dei miei rates dissolversi e diventare certezza.
Prendo troppo poco, non posso esser presa sul serio se chiedo così poco.
E' assurdo.
Sul serio, ma quanto prendono le mie colleghe?

Non mi sono mai considerata una prostituta a tempo pieno, mai una professionista o un'escort da politici (anche se ho avuto anche questi, e molti, trai miei clienti).

Eppure nessuno mi ha mai fatto capire quanto aveva speso con altre colleghe.

Questa è la terza volta che qualcuno mi aumenta il compenso ma, mentre le prima due volte è capitato all'inizio della mia carriera e l'avevo imputato alla tenerezza che poteva suscitare in loro una diciottenne economicamente disperata, questa volta non ho potuto che associare il fatto all'assoluta economicità dei miei prezzi.

Andranno decisamente rivisti.
Decisamente.

Chiacchieriamo parecchio, è di una simpatia unica e cerco di rilassare i suoi tesissimi muscoli con qualche battuta che, a quanto pare, sembra andare a segno.
Mi riempie di complimenti, il chè è sempre un buon afrodisiaco anche per me e quando mi spoglio non fa che ripetermi quanto sia bella.

Sarà la solita mania tutta femminile di vedersi piene di difetti, ma io mi convinco sempre di più che non sono affatto bella e, anzi, a volte mi sconvolge che qualcuno paghi per stare con me.
(anche se, con mio sommo piacere, appena il giorno prima un mio cliente ha costatato che sono molto dimagrita da quando ho ripreso la palestra! Evvai!!)

Certo, ho classe, e questo me lo riconosco da sola, ma BELLA non mi ci sento, almeno in confronto a tante ragazze che si vedono per strada o al supermercato!

Mi piace sempre costatare come i clienti apprezzino la sincerità.
Sono bravissima a mentire, ma cerco di non farlo mai con loro perchè so che il feeling si basa su pochi importanti fattori e l'odore di bugia li mette tutti a rischio in pochi secondi.

La tensione che avverto in lui è tale che per scioglierla devo impegnarmi parecchio.
Mi sento quasi una pulzella che inizia un vergine all'arte del sesso, con un allievo di tutto rispetto che rimane quasi sopraffatto dall'impeto dei suoi ormoni.

Dolce è dolce, ma forse un po' troppo.
Quasi intimorito dal mio spirito d'iniziativa.
Tangibile com'è il suo imbarazzo, mi calo nelle vesti di una dolce micia vogliosa di coccole e lo stratagemma finisce per godere di forte successo tra le sue gambe, contento com'è di non vedermi più come una "Mangia-Uomini" (all'inizio mi classifica tale), ma solo come una tenera amante che vuol renderlo felice.

Mi piace quando gli uomini mi dicono che sono "bravissima" a letto, ma ho imparato per esperienza che quando mi chiedono come faccio ad esser così brava non è un segnale positivo ma piuttosto indice del fatto che vorrebbero una dolce ragazza accanto a loro, e si ritrovano una un po' troppo disinvolta.

Quando sei una prostituta e vivi grazie ai clienti generosi, devi imparare a cogliere i particolari, le sfumature di ogni commento. Adeguarsi alle esigenze è un'arte che va imparata in fretta se non si vuol perdere i clienti.

Così da micia vogliosa mi trasformo ancora una volta in dolce bimba che arrossisce a comando, che cerca approvazione e che prova sentimenti forti per il proprio uomo.
Entusiasta ed estasiato, lo vedo perdere ogni controllo ed inibizione e decidersi a lasciarsi finalmente avvolgere dal calore del sesso.
Un paio di trucchetti tutti "manuali" imparati col tempo mi permettono di toccare i tasti giusti e vederlo finalmente rilassato, in completa balia delle emozioni e dei suoi istinti primari.

Quasi rinato dall'esperienza mi ha regalato altri minuti di estasiante conversazione, spaziando dalla vita di tutti i giorni alle curiosità delle sue esperienze in giro per il mondo.
Mi racconta dell'università dei suoi figli e del suo lavoro.
Mi chiede del mio e rimane sconvolto nello scoprire che ho 23 anni (Cara collega che mi leggi, non gli avevi detto che età ho? ihihih).
Ha quasi collassato scoprendo che sono coetanea di suo figlio.

Abbiamo parlato parecchio della nostra comune amica che, lo ammette per primo, in poche e-mail ha stimolato in lui forte curiosità e un senso di fiducia tale da renderlo convinto che sotto ci potesse esser qualcos'altro, ma impotente di fronte alla curiosità di conoscere me, l'amica consigliata da colei che tanta fiducia gli aveva ispirato.

Ho scoperto che la conosce meglio di me, che devono aver chiacchierato parecchio perchè sa di lei informazioni di cui io ero all'oscuro.

Alla fine s'è convinto del fatto che la nostra conoscente avesse trasformato lui in un test per me, per scoprire se io effettivamente ero ciò che mi ero dichiarata su internet, e forse aveva usato anche me come test per il suo potenziale cliente, per controllare che potesse esser affidabile come lei sperava.

Non ho alimentato queste sue idee, seppur debba ammettere che mi avevano sfiorato più d'una volta.
Ma siamo sinceri, quando mai su internet si può dire di conoscere chi c'è dietro uno schermo?
Potevo esser benissimo una falsa donna, o una falsa escort.
E riconosco che il dubbio di tali bugie si può benissimo applicare anche ai clienti conosciuti in questo modo.

Ma in fondo è andata bene, ne sono uscita contenta.
Mi ha fatto un regalino dolcissimo, un profumo.
E la mia testa bacata dalla vecchiaia dei miei neuroni me l'ha fatto dimenticare lì, su quel tavolino, e me ne sono ricordata solo una volta tornata a casa.
Ma quel che conta è stato uscirne con un nuovo potenziale cliente fisso, con un soddisfacente incontro e con un feeling unico trovato solo grazie alla compatibilità dei caratteri.

E non posso che ringraziare la mia amica per questo!
Grazie!

sabato 14 gennaio 2012

Rischi del mestiere

Oggi incontrerò un cliente che mi è stato passato da una collega, a voler dimostrare che c'è una prima volta per tutto.
Sono un po' in ansia perchè con i miei clienti so sempre dove li ho pescati, conosco tutto di loro prima ancora del primo appuntamento e loro sanno più o meno come sono fatta e se posso piacere loro.
Questo cliente non sa nulla di me se non quello che gli ha raccontato la mia collega.
E per quanto ne so io, potrebbe esser un lupo sotto spoglie di agnello.
Mi sono premunita, ho le mie ricevute (nel caso fosse uno dei fisco!) e ho chi attende una mia telefonata per tranquillizzarlo sulla mia salute (nel caso fosse uno psicopatico).

Ieri ho passato un buon quarto d'ora al telefono con un nuovo cliente che dovrò vedere la prossima settimana.
E' stato davvero carino nei modi e nelle parole e ha promesso che sabato, al ritorno da un viaggio in Israele, mi porterà i pistacchi e ci faremo un pranzo insieme.

Da quando sono fidanzata, quindi ormai da 10 mesi, non prendo più molto volentieri appuntamenti con i clienti, che prevedano uscite a cena, opera o spettacoli d'altro genere, sempre per paura di esser vista in giro.



Eppure devo dire che sono una parte molto importante del lavoro di una escort, forse la più divertente.
Esser corteggiata ogni minuto in attesa del gran finale rende questo lavoro una vera avventura nel mondo della passione e delle sensazioni.
Lui sa che dopo ci sarà da divertirsi e si impegna a far si che tutto sia al mio livello.
Poi passa la cena ad immaginarmi nuda, o il teatro a buttar li occhiate furtive alle mie gambe.
Il teatro dell'Opera era uno dei miei appuntamenti fissi, un luogo che reputo magico per via dell'ambientazione da favola che si può creare in un attimo.
L'anticamera con l'attaccapanni diviene un segreto antro da scoprire, ricoperto da drappi rossi di velluto dove appoggiare la schiena nuda per via dell'abito scollato, e dove provocare le fantasie più segrete dei clienti.
Ricordo con stupore che i clienti di una volta, che mi sceglievo più in base all'età (avanzata) che per sicurezza, il primo appuntamento spesso finivano per portarmi a cena, pagandomi la tariffa normale per questo tipo di appuntamenti e passando un paio di splendide ore in chiacchiere, per poi tornarsene a casa dopo avermi lasciata su un taxi.
Niente sesso.
E' capitato molto più di una volta, in passato, il chè mi divertiva parecchio perchè era in tutto e per tutto un appuntamento normale, volto cioè solo a conoscersi e senza secondi fini.
Con la differenza, rispetto a quelli che mi chiedevano i "ragazzi di turno", di tornarmene a casa anche con un bel po' di soldini.

Oggi però la mia vita è cambiata, preferisco andare al sodo per evitare apparizioni pubbliche, mi scelgo clienti sposati che hanno le mie stesse esigenze, e non mi stupisco più quando scopro che hanno tre o quattro appartamenti in città dedicati solo alle loro infinite amanti, o che in ufficio hanno allestito un vero e proprio spazio d'amore, proprio come quello che ho incontrato ieri e che, per un pelo, non rischiava di farmi svenire quando ha ricevuto la telefonata della moglie proprio al termine del nostro appuntamento e mi ha fatta scendere dall'ascensore di servizio del suo ufficio....

Sono i rischi del mestiere :)
Have a nice weekend!
Giorgia.

giovedì 12 gennaio 2012

Prostituta Vs Cliente: le mie regole.

Quando lavori per passaparola ci sono dei periodi in cui rischi di sentirti un'esaminatrice che fa colloqui a giovani, talentuosi ed aspiranti corteggiatori.
Da quando sono iniziate le ferie invernali ad ora è un continuo di messaggini che si ripetono e che chiedono la mia attenzione ed udienza per vagliare ogni possibile fregatura.

"Ciao XXXX (il mio nome "d'arte") sono un amico di YYY (uno dei miei altri clienti). Mi ha parlato molto bene di te e se per te va bene vorrei conoscerti in settimana. Fammi sapere. JJJJ"


Già dal primo messaggio che mi manda un possibile cliente cerco sempre di comprendere alcuni importanti fattori.
Innanzi tutto il messaggio è standard, ormai tutti lo conoscono, e il fatto di riuscire a mantenere certe mie "regolette" dettate per distinguere i clienti "passati" da quelli che hanno il mio numero per altre ragioni, mi fa capire che la persona sa rispettare le regole date.

Poi capita spesso che chi lo scrive voglia aggiungere qualche elemento più personale, anche solo un'espressione colloquiale tipo "Innanzi tutto ti auguro buon anno!", oppure un "Spero di sentirti presto", e questo mi regala sempre ottimi elementi per classificare un minimo la persona come gentile, piuttosto che inesperto, oppure semplicemente, e capita spesso, fin troppo freddo.

Salvo che qualcuno non mi abbia già parlato del suo amico, di solito fisso un appuntamento per un telefonata.
"Puoi telefonarmi alle 14 così ci mettiamo daccordo per conoscerci!"

Se la telefonata arriva in anticipo, di solito, non rispondo nemmeno. So per esperienza che dall'altra parte c'è qualcuno che vuol soddisfare un istinto momentaneo, di fretta, senza poi però avere la certezza di voler replicare perchè un tipo così è uno istintivo, pronto a un'esperienza magari nuova, ma che non ha veramente bisogno di me e che dunque mi riempie di telefonate per poi concludere un solo incontro e sparire.



La maggior parte delle volte i miei "futuri clienti" sono abbastanza puntuali nel seguire le mie istruzioni e durante la nostra prima telefonata cerco di carpire quanto più possibile del loro carattere facendo qualche piccola ed innocua domanda.

Detto sempre i miei orari possibili, chiedo in che zona si trovano, calcolo se sono clienti che posso vedere abitualmente senza stravolgere i miei programmi.

Spesso è dagli orari che passa il filo dei problemi.

I miei sono molto rigidi per via del lavoro, mentre di solito i miei clienti sono molto più liberi di me e la maggior parte delle volte si adeguano e anzi, cambiano i propri programmi pur di vedermi.

M'è capitato, quando ero più piccina, di gente che volesse vedermi in orari in cui io proprio non potevo.
Facevo di tutto per accontentarli, dai permessi alle bugie sul lavoro.
Ora ho imparato che fin dall'inizio bisogna togliere ogni speranza a chi sta dall'altra parte, di poterti stravolgere gli orari e chiamare a piacimento.
"Mi dispiace tesoro, ma a quell'ora per me è impossibile, se vuoi spostiamo alla
settimana prossima, se sei più libero.
"

E d'improvviso si liberano tutti per accontentarmi.

Sul "regalino", come amano chiamarlo molti miei clienti, nel 99% dei casi sono tutti ben informati.
Ricordo sempre loro che non si tratta di regali, ma ho imparato ormai che amano usare quel termine per non associarsi alla loro idea (squallida, evidentemente) di cliente di prostitute.
Pensano tutti si tratti di un'avventura tra amanti, qualcosa che va oltre un semplice istinto momentaneo e che però regala l'emozione ed il piacere senza le complicazioni di impegno che richiederebbe una storia clandestina.

Ci sono cose che però spesso passano troppo inosservate ai "futuri clienti", regolette che seppur accettate in fase di conoscenza cercano sempre di aggirare dopo qualche incontro.
Ad esempio non amo la violenza e non posso ammettere che mi si lascino segni sulla pelle. Mi sembrano abbastanza ovvi i motivi, ma spesso mi ritrovo tra le gambe persone che amano schiaffeggiare o "punire" la loro bambina, e per quanto io ami profondamente questo gioco con gli amanti e i fidanzati, non posso ammetterlo con i clienti forse proprio per la mia paura di perdere il controllo della situazione.

Capita poi che accettino fin troppo alla leggera il mio comandamento supremo: tutto completamente in sicurezza, a scanso di malattie o altri effetti indesiderati.
Ma poi eccoli quasi tutti, puntuali come orologi svizzeri, che al terzo appuntamento cercano di sconfinare in terre troppo a rischio per i loro mocassini, facendo finta di "essersene dimenticati".

Lo dico sempre chiaramente, a patti non scendo.
Non vedo perchè dovrei, visto che in giro ce ne sono tante e anche migliori di me.
Più disponibili, più trasgressive, forse anche più masochiste.
Ma guardandomi indietro e avendone passate un po' di tutti i colori in questo mestiere, penso proprio di poter dire che preferisco non avere clienti per mesi che dovermi compromettere salute fisica e mentale con uno di loro solo per farlo felice.

Non siete d'accordo?

martedì 10 gennaio 2012

Astinenze, ritorni e buoni propositi



Ho aperto un trolley a dir poco microscopico per i miei standard e c'ho infilato dentro calze maglie e abiti pesanti.
Non ho mai amato nè freddo nè neve, dunque non ho mai sentito il bisogno di spendere la mia sudatissima paga in capi d'abbigliamento inutili come dopo-sci, giacche a vento o scarponcini di gomma.
Oltre ad esser estremamente poco femminili, ho sempre pensato a questi prodotti come al frutto di studi e ricerche volti a rendere fashion attività quali lo sci o le scalate di montagna, quando invece io di modaiolo nell'infilarsi tra la neve e le intemperie non c'ho mai visto proprio nulla.

Ho conosciuto e amato per lunghi anni la montagna solo in versione estiva, sulle Dolomiti, pur sempre ricoperte di neve, dunque mai avrei pensato che, pur essendo a mille metri, un paesino della Calabria potesse rivelarsi molto simile ad una Brunico innevata.

Ho dedicato i miei giorni al totale relax, alla nullafacenza, alla lettura e al sostare per ore di fronte al camino. Giochi di carte e biliardo, infusi caldi e dormite di 12 ore.

Niente sesso quando sei ospite in casa dei tuoi suoceri, del resto ero partita col ciclo e così son rimasta per parecchi giorni, accantonando ogni sensualità in favore del riposo totale.

Al mio ritorno a Roma solo due cose hanno occupato i miei pensieri, due desideri forti come nessun altro:
Voglia di sesso e bisogno di soldi.

Più che sesso in generale avevo estremo bisogno di far l'amore col mio splendido uomo che in 9 giorni m'ha coperta d'attenzioni con la sua famiglia, oltrechè di regali principeschi.
E abbiamo recuperato alla grande anche se, fosse per me, non sarebbe mai abbastanza.

Voglia di soldi perchè quegli stronzi del lavoro hanno inventato mille scuse per mandarci tutti in ferie con un piccolo acconto sulla tredicesima e nessuna traccia di stipendio.
Come se uno facesse delle vacanze decenti con 300 euro, secondo loro.
A me non frega nulla, in fondo.
Ho i miei soldini, il mio conto e, per qualsiasi esigenza, so sempre dove andare a recuperare un po' di pecunia, ma se penso a quelle povere famiglie monoreddito che dovrebbero campare con il loro stipendio, non oso immaginare che razza di Natale abbiano passato.

E se è vero che i clienti negli ultimi tempi si sentivano spesso perchè poi sarebbero partiti con le famiglie e i giochi si sarebbero riaperti dopo il nove gennaio, è vero anche che sotto Natale e Capodanno sembrano essersi scatenati i "nuovi acquisti" con persone che mi hanno scritto e chiamata chiedendo un appuntamento e presentandosi a nome di questo o quello che gli ha consigliato me.

E a dirla tutta l'ansia del ritorno alla normalità s'è trasformata quasi in eccitazione all'idea di ricominciare a lavorare alla grande, con nuove prospettive e nuovi impegni.

Oggi poi mi aspetta la palestra, dove si ricomincerà a lavorare per benino, mentre nei prossimi giorni, tra clienti e amici che voglion salutarmi, la mia agenda 2012 è già colma di scritte in nero e rosso, sottolineature e cuoricini che mi ricordano gli appuntamenti e la mia vena da teenager che ho deciso di far tornare alla ribalta per non dimenticarmi mai che ho solo 23 anni, che presto saranno 24 e non ho alcuna intenzione di arrendermi alla routine tanto comoda che però mi addormenta il cervello e mi rende più vecchia di 10 anni!

Propositi per l'anno nuovo:
- dimagrire (tanto per cambiare)
- rassodare
- tornare bionda (o quasi bionda)
- fare un mucchio di soldi
- cambiare lavoro!!!!

Have a nice day babies!!!