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venerdì 24 febbraio 2012

Vagina capricciosa



Ho seguito le primarie del PD per conto di mia mamma, campagna elettorale ed altre grandi rotture di scatole.
Ho sostenuto colloqui pazzeschi, superandoli alla grande ed arrivando al terzo colloquio (più è grande un'azienda e più è ridicola nel dimostrare come il processo di selezione si debba adeguare all'assurdità della burocrazia italiana).
Ho fatto palestra tutti i giorni.
Ho girato per avvocati e commercialisti per ottenere un accordo con l'azienda che mi ha licenziata.
Ho lavorato per mezze giornate in uffici di amici che avevano bisogno di una mano nella selezione del personale.

Ma da quando non ho più un lavoro fisso, io, la notte NON DORMO.

M'era sempre riuscito bene dormire, fin quando non è accaduto tutto questo.
Le mie immense riserve di energia vanno buttate nel cesso e mi ritrovo la sera con le batterie ancora troppo cariche per staccare il cervello e dormire.

Così ho iniziato ad uscire la sera con le amiche, a fare mille visite mediche (avete presente quelle visite che dovete fare da 5 anni ma non avete mai avuto il tempo?), ad aiutare amici in difficoltà, a seguire una mia amica che è rimasta incinta nonostante soffra d'anoressia, a trovare i miei parenti, a fare la spesa anche per loro....

Ma c'è solo una cosa che gratifica il mio Ego in questo periodo: I CLIENTI.
Avendo sempre avuto poco tempo non mi ero mai dedicata a certe attenzione nei confronti dei miei clienti, finchè ora ho avuto modo di scoprire come alcuni di loro amino bere un drink dopo aver scopato, altri adorino mangiare durante e altri ancora desiderino tanto fare una semplice passeggiata e chiacchierare.

La mia vagina, poi, è diventata capricciosa.
La notte non dormo e così lei si sveglia e mi tiene in tensione con mille fantasie che portano la mia mente nelle innumerevoli stanze d'albergo, negli appartamenti dei miei clienti e sempre tra le loro gambe con la mia lingua che li sfiora.

Più è il tempo a disposizione e più certe voglie, certe fantasie, prendono il sopravvento e spesso mi ritrovo vogliosa in modo morboso, quasi maniacale, a sognare situazioni intriganti e pregne di sensualità.

Ho contattato un fotografo, voglio fare delle foto aggiornate e un minimo decenti.
L'esser disoccupata dovrebbe avere come lato positivo la maggior disponibilità di tempo per i miei clienti, quando invece i miei precedenti ritmi lavorativi non prevedevano che un paio d'incontri a settimana totali.

Così mi voglio metter in gioco seriamente, cominciare a svolgere questa professione che, unica nel suo genere, mi regala tante soddisfazioni e tanta voglia di credere in me stessa.

E in barba alla crisi economica, voglio rinunciare a tutti questi magri compensi da impiegata e riuscire a fare quello che meglio mi riesce e gratifica: LA SQUILLO A TEMPO PIENO!

mercoledì 8 febbraio 2012

Disoccupata



La mia vita da disoccupata non fa così schifo come pensavo.
Sarà che ci si abitua facilmente ad ogni situazione, ma mi tengo parecchio occupata e non soffro la nullafacenza come credevo.
Palestra, invio CV, docce lunghissime, pulire casa, qualche uscita con le amiche e qualche ricerca di clienti (nel momento del bisogno...puf! spariscono!).

La vita da disoccupata prevede molto poco movimento, dunque mi sono dedicata alla palestra visto anche il mio estremo bisogno di ri-allineare il fisico alla mente.

Tutti mi dicono che sono dimagrita, la realtà è che da quando non lavoro più ho come terminato la fame e sviluppato (di nuovo) un tremendo disgusto verso il cibo.

Non amo mangiare, ho sempre avuto problemi col cibo, ma ora mi sento decisamente più incline a rifiutare ogni caloria che si avvicini alla mia bocca.

Ieri in palestra ho incontrato l'istruttore che non vedevo da un paio di settimane (ora che non lavoro posso andare a far ginnastica in orari più umani e quindi non seguo più il suo corso serale).
Quando mi ha vista ha urlato per tutta la palestra "Oh mio dioooo, come sei dimagrita!!!"
Ho sentito dentro di me quel brivido d'emozione che solo un obiettivo grande come quello di dimagrire potrebbe darmi.

Dunque ho contattato diversi fotografi per chiedere dei preventivi.
Voglio fare un book professionale come si deve e rimettermi sul mercato sperando almeno di campare finchè non avrò trovato un nuovo lavoro.
I soldi vanno via veloci, pur essendo io una formichina, e non si può dire che le entrate soddisfino i ritmi di spesa che sono costretta ad affrontare in questi giorni.

I clienti sembrano spariti, di nuovo, secondo me è colpa mia perchè, pur di rispettare sempre la privacy di tutti, non chiamo mai nessuno.
Ho scoperto che esistono escort che tampinano i clienti fino a far diventare succubi.
Io non sarei mai in grado di far tutto ciò, mi faccio pure problemi a chiamarli!!

Però devo imparare, perchè a questo ritmo non posso continuare.

Step 1: foto professionali
Step 2: annunci
Step 3: clienti
Step 4: nuovo lavoro

Vediamo di metterci all'opera!!!!

mercoledì 1 febbraio 2012

Just Fired

Esattamente una settimana fa sono crollata.
Dopo una discussione di lavoro il panico ha avuto la meglio e sono finita in ospedale.
Quando è la testa ad abbandonarti, sai che non puoi far altro che combattere perchè non c'è medicina che ti faccia star meglio.

Il mio Uomo splendido non era di supporto perchè troppo preso dal suo ruolo di chioccia nei miei confronti, occupava il tempo a rimuginare vendette nei confronti dei titolari che, ho scoperto, avevano classificato il mio comportamento come "falso" e non ritenevano mi fossi sentita davvero male.
Non mi importava quello che diceva, era arrabbiato e so che spesso esagera.

Continuava a dire che La Iena (la moglie del titolare) aveva detto
"Addirittura chiamare l'ambulanza per una caduta?"
e lui le aveva risposto: "Quando lei sverrà a terra con la schiuma in bocca la lascerò lì dov'è!".

La mattina dopo, come nulla fosse, sono tornata a lavoro, puntuale come sempre.
Quell'anelito di depressione mi si leggeva in faccia, ma sapevo di doverlo scacciare per poter andare oltre.
Mobbing o non mobbing non potevo darla vinta a coloro che mi avevano spinta al limite e, anzi, dovevo dimostrare la mia leggendaria forza interiore lavorando come e meglio di prima.
Venerdì mattina è un altro giorno, inizia con un umore più alto, con più voglia di fare.
Sarà che si avvicina il weekend, sarà che il mio uomo è un intoccabile all'interno dell'azienda e continua a farmi da "mammino", ma arrivata alle 13 devo costatare di sentirmi molto meglio.
Mi infilo il cappotto per andare in pausa pranzo quando squilla il telefono in ufficio.
Sono già tutti usciti e devo rispondere.
La commercialista della mia società, cercava proprio me:
"Devo chiederle di presentarsi alle 15.30 nel mio ufficio" - mi fa.
"Devo avvertire a lavoro che farò tardi?"
Perentoria chiude dicendo "No, lo sanno già!".

Panico.
Di nuovo.

Faccio mente locale.
Il certificato medico l'ho inviato, assenze ingiustificate non ne ho, i conti sono a posto, forse vuol farmi un richiamo verbale per insubordinazione? E io che dovrei fare, una denuncia per omissione di soccorso?
Mio dio che ansia, penso, e conto i minuti fino alle 15.30.

Entro puntuale nel suo ufficio e mi accoglie con un sorriso.
E' ancor più tesa di me, continua a ripetere che le dispiace, che le sembra tutto assurdo visto quanto tutti, da due anni a questa parte abbiano decantato le mie doti altamente professionali, la mia condotta esemplare e le mie capacità sopra la media.

Eppure...eccola lì, nero su bianco, una lettera di LICENZIAMENTO.

La versione ufficiale è che il mio ruolo all'interno dell'azienda viene soppresso.
L'ufficio Acquisti non esiste più.

Il chè, ovviamente, è falso. Se vendi devi pur acquistare da qualche parte, salvo tu non sia una fabbrica.
Ma a voce mi spiega che i dissidi nati negli ultimi giorni hanno messo in cattiva luce la mia persona, creando una tensione che non fa bene all'azienda.
E bla bla bla.

Mi chiede di firmare la lettera, le rispondo che vorrei seguisse le vie ufficiali inviandomela a casa.
Ufficialmente non sono ancora fuori, dunque torno a lavoro.
Non faccio in tempo ad entrare che mi viene in contro il titolare.

"Dove pensi di andare?" - mi fa.
"Non hai voluto firmare, vuoi sempre le cose tutte precise, sei troppo rigida per quest'azienda, dovresti imparare ad esser più elastica. Ma da oggi qui non puoi più entrare, e non metterti a fare giochetti col computer o a inviare dei virus"

Rimango sbalordita dall'eccesso di fiducia nella mia onestà. Ridicolo.
Come se in due anni avessi mai rubato uno spillo o fatto tardi dieci minuti.

"Tutto ciò che ti è dovuto ti sarà dato, non devi preoccuparti, ma capisci che la crisi è forte e il tuo ruolo non serve più. Spero solo che ora non ti metterai a fare scaramucce con le leggi, vertenze o cose simili. E poi spero che questo non influisca su C. (Il mio ragazzo che è capo-magazziniere), perchè se mi abbandona lui io sono finito"

"Lui ha un cervello suo, lo sa?" - gli spiego, nel caso se lo fosse dimenticato - "E con la casa come facciamo? Mi toglie anche quella?"

"No, la casa è un altro discorso, tu paghi un affitto e puoi rimanere finchè vuoi".

Mi hanno "permesso" di riprendere le mie cose nel mio ufficio, accompagnata dal direttore come fossi una ladra.
Umiliata fino al profondo, racconto tutto al mio ragazzo il quale, povero dolce Uomo, parte in quinta che vuol dare le dimissioni.
Ho dovuto usare tutta la mia pazienza e forza di volontà per fermarlo e ricordargli che almeno uno dei due è bene che conservi un lavoro.

E così è arrivato sabato, s'è portato un bel 39 e mezzo di febbre da stress, un po' di depressione e tanta voglia di dormire.
Mi sono rimessa in piedi ieri, martedì, quando un cliente mi ha chiesto di vederci "subito".

Ho infilato il mio sorriso di riserva e sono corsa a fare l'amante, forzandomi di non esser patetica mentre, rispondendo alle sue domande, gli confidavo che ero disoccupata.

E' dall'ottobre del 2007 che non mi ritrovo senza un lavoro dove recarmi ogni mattina.
Mi sveglio comunque alle 6.00, sarà l'abitudine, mi vesto e mi trucco come sempre.

Le mie giornate sono ancor più piene di prima, ma quello che mi porto appresso è il peso di un'umiliazione che mai avrei pensato di subire.

Ne ho passate tante, uno stupro a 13 anni, un padre violento per 15, fidanzati ladri e altri fedifraghi, ma il lavoro è sempre stato fonte di grande soddisfazione per me.

Ed ora, dopo nove anni nel mondo del lavoro, dopo 5 anni dietro una scrivania, mi ritrovo di nuovo da capo, con i curricula in mano, il parrucchiere e i tailleur, pronta per colloqui in inglese presso aziende dove non mi prenderanno perchè non mi ha sponsorizzata nessuno.

Ma andiamo avanti, con i nostri risparmi e la nostra forza d'animo.
Con la soddisfazione di aver conosciuto il mio splendido amore proprio grazie a questo posto di lavoro merdoso.

E tutto, un giorno, acquisirà un senso nella linea cronologica che porterà al mio successo!


venerdì 27 gennaio 2012

Fallimenti

Brutta storia davvero quando il tuo fisico non regge alla pressione e d'improvviso ti abbandona.

Mi sono risvegliata dentro una scatola di metallo con i muri che tremavano.
Sentivo una voce che mi diceva "Finalmente hai ripreso i sensi, tranquilla, va tutto bene.".
Ma non andava affatto tutto bene.
Il terrore aumentava man mano che prendevo coscienza di esser stesa su un letto, o un lettino, senza la più pallida idea di come ci fossi finita.
Un uomo alla mia sinistra mi ordinava di respirare lentamente, ma non riuscivo a vederlo, mio dio, il mio collo non si muoveva.
Un dolore forte al braccio, come una morsa che si estendeva fino al gomito.
Una parete piena di oggetti mi tremava come volesse cadermi addosso, cercavo di urlare ma ero come bloccata, non uscivano suoni dalla mia bocca.
Una mano da dietro la testa mi asciugava le labbra da cui continuava ad uscire schiuma, una voce femminile dalla parte del braccio mi sussurrava parole dolci.

D'improvviso mi rendo conto che siamo in un'ambulanza, i suoni tornano ad esser chiari e impegno ogni muscolo del corpo per riuscire a bisbigliare "aiuto".

"Puoi piangere, se vuoi, puoi urlare, qui puoi fare tutto!" mi rassicura l'uomo.
Ma la voce non mi esce, mi accorgo che le lacrime debbono esser uscite di loro iniziativa e mi colano sul viso quando d'improvviso il mezzo si arresta.
Una serie di rumori, vedo solo una luce.
Il letto si muove e mi ritrovo con una gamba che penzola dolorante, mentre il collo ancora non si muove.
Dentro il pronto soccorso, deduce la mia mente.
Mi trovo nel pronto soccorso.
Ma non c'ero mai stata in questo posto, non c'è che un paio di persone, tutte del personale, forse mi hanno rapita, o forse sto sognando.

Finalmente un po' di caldo, mi coprono con una coperta.
Il mio corpo trema come una foglia.
Il collo....
Il sussurro arriva a destinazione e mi rassicurano: "Hai i muscoli irrigiditi dal panico, cerca di respirare e rilassarti, vedrai che potrai muovere anche il collo!"

Obbedisco e intanto il mio angelo custode -barra- infermiera mi alza il lettino mettendomi seduta.
Finalmente il mio sguardo può posarsi su di me.
Noto che sono più o meno vestita come sempre, ancora col cappotto addosso.
Non devo aver avuto un incidente, altrimenti ci sarebbe sangue da qualche parte.
Le persone intorno a me aumentano, chiudo gli occhi stanca come non mai.

L'uomo dell'ambulanza non lo vedrò mai in faccia, ma ricorderò per sempre la sua voce simpatica mentre improvvisa un cabaret per me che non so più dove sono e perchè.
La sua ironia tutta romanesca si ferma solo quando finalmente muovo il braccio per tastarmi il viso.
Mi fa male tutto, come avessi preso delle badilate in faccia.
Dal mio sguardo deve aver capito i miei pensieri e mi confessa che ha dovuto riempirmi di schiaffi per evitare che "partissi".
"Dovevi riprendere i sensi, e un po' di schiaffi non fanno mai male.

Mi riempiono di domande.
Nome, cognome, indirizzo.
Arriva una persona che mi trascina via, il letto si muove, sbatte, lunghi corridoi che sfilano le loro mura accanto a me.
Entriamo in una stanza dove vedo diverse persone.
Il mio autista-di-lettino mi sistema contro un muro, spalle alle persone.

E così mi ritrovo in una stanza, a guardare un muro bianco, con un vociare dolorante alle spalle e nessuno che mi dica dove sono e che mi è successo.



Stanca come non mai chiudo gli occhi e parto per un lungo viaggio. La mia mente si trova ai Caraibi, al caldo, la sabbia bianca mi fuma sotto i piedi e io osservo immobile il mare calmo e celeste, invitante ma pericoloso. Me ne sto lì, rifugiata nei miei sogni, finchè una mano mi tocca il braccio.
Apro gli occhi e una donna vestita con un camice bianco mi sussurra:
"Giorgia, ciao, sono la dottoressa XY, come posso aiutarti?"

Mi aiuta a girare il collo verso di lei, me lo massaggia dolcemente e mi chiede se ho freddo.
Mi da una garza ma io non riesco ad ascoltarla.
Osservo terrorizzata i miei stivali nuovi sbucare da sotto la copertina. Sono sporchi di bianco, sono sporchi e questo mi deconcentra da tutto il resto.
"I miei stivali..." le sussurro, e lei carinamente me li pulisce con un fazzoletto.
"Tranquilla, vedi, è solo polvere. I tuoi stivali stanno benissimo, e tu come ti senti?"

Come mi sento? Mi sento terribilmente spaesata, inizio a piangere e singhiozzare, mi premo il braccio che mi duole e non riesco a fermare i polmoni che lavorano a ritmi serrati.
"Mi sento sola!" tento di urlare, anche se mi esce solo un lamento.
Inizia a raccontarmi che sul referto del triage c'è scritto "Attacco di panico", mentre altri dottori parlano di insulina e glicemia fuori dalla norma.
Ho avuto una lite a lavoro, l'hanno riportato i colleghi che erano con me quando è arrivata l'ambulanza.
Ho preso la borsa e me ne sono andata.
Mi hanno trovata poco più in là dell'uscita, svenuta a terra.
Hanno chiamato l'ambulanza ed eccomi qui.

Inizia a lavorare sulla mia parte inconscia, evidentemente, perchè ogni sua parola segna un punto nella mia testa ormai fuori controllo.
Mi dice che ci sono situazioni nella vita che tutti dobbiamo affrontare senza farci del male, dice che da ogni brutta esperienza si impara qualcosa e da come sono bella e forte sicuramente riuscirò a vincere tutte le battaglie della mia vita.

Parlo, finalmente, trai singhiozzi, delle mie paure più grandi.
Lei mi confida che è una psicologa e che vorrebbe aiutarmi.
Ci sono dei mezzi, mi spiega, che aiutano a superare ogni crisi. Ma si apprendono solo dopo anni di brutte esperienze. C'è però un gruppo di medici in questo ospedale che può aiutarmi, possiamo scoprire questi mezzi insieme e imparare a gestire meglio la rabbia e il dolore, lo sconforto e la depressione.

Mi rassicura parecchio, mi calma e mi permette finalmente di muovere il collo.
La supplico di dirmi che ora è.
Mi sconvolgo all'idea che sia già ora di pranzo.
"Voglio il mio ragazzo! Voglio mia madre! Dove sono tutti??"
"Te li vado a prendere, stai tranquilla!.

Arriva lui, il mio principe azzurro, il suo sorriso mi fa tornare in me.
Un sorriso così vale più di un milione di dollari e i suoi occhi grandi diventano fari nel mio buio interiore.
Lo conosco, so quando è incazzato.
E sono sicura che lo fosse fino a poco fa.
"Non mi facevano entrare, mi dicevano che non eri in questo ospedale!!
Parla tutto d'un fiato, preoccupato e agitato come non mai.
"Ho chiamato tua madre, sta arrivando, poi mi hanno chiamato dall'ufficio, e anche i tuoi amici, sono tutti preoccupati"
Mentre parla continua a squillargli il telefono, risponde e ripete a tutti che sto bene e che li chiameremo più tardi.

ECG altalenante, pressione raso terra ma segni vitali buoni.
Riesco a camminare e parlo poco.
Ma sto bene, sono viva e ho tutto l'affetto dei miei cari.
Tutto si supera, ma è bene allontanarsi dalle situazioni tossiche.
Voglio conoscere questi dottori dell'ospedale che possono aiutarmi, voglio imparare a gestire meglio i miei momenti di forte sconforto e, per rilassarmi, ieri ho visto anche un cliente che mi ha coperta di soldi, un medico, guarda un po', che più freddo non si può, ma in fondo l'importante è tornare alla normalità e sperare che tutto sia sempre come lo desidero, semplice, genuino e in ordine.

E quegli stivali l'ho puliti con la cera per rimuovere del tutto ciò che è successo.

venerdì 20 gennaio 2012

Grazie!

Ci sono solo due persone nella mia vita che sanno di me e del mio secondo lavoro.
Una di queste è S., quel mio amico che mi diede il primo numero di una lunga serie di contatti che hanno poi formato il mio giro attuale di clienti affidabili.
Ma essendo maschio spesso non riesco ad aprirmi con lui per molti degli aspetti più viscerali di questo lavoro. Mi chiede spesso come va ma, ogni volta che inizio a raccontare, si eccita e mi inizia a chiedere di poter esser deliziato con racconti "dal vivo".

L'altra persona "che sa" è M., una mia cara amica, l'unica che sapevo non avrebbe avuto troppi pregiudizi. E' una persona dalle larghe vedute, su ogni argomento, e per quanto potesse esser la meno indicata a dar consigli in fatto di sesso (perlomeno non se n'era quasi mai parlato prima) ho sentito che avevo il bisogno di aprirmi con qualcuno e, poco prima di aprire questo blog, le ho confessato tutto.
Con somma contentezza ho scoperto che era molto affascinata dall'argomento ma, dopo le prima domande, ho trovato in lei poco interesse nel discuterne e ho smesso di raccontarle qualsiasi situazione.
E' stato lì che ho aperto il blog, decisa com'ero a sfogarmi evitando di mandare in frantumi le mie amicizie solo per colpa del mio bisogno di consigli e di qualcuno con cui condividere le mie esperienze.

E' stata la mossa giusta, aprire questo spazio in cui rischiararmi le idee e metterle in fila per poter agire sempre con la testa.
Ho trovato il confronto con persone diverse o caratteri simili e, soprattutto, ho trovato finalmente qualcuno con cui parlare di quello che faccio senza ricevere un giudizio.

Iniziando la corrispondenza con qualcuno nascosto dietro uno schermo, spesso non si sa dove si possa finire. Scoprirsi piano piano, a vicenda, regalandosi racconti di vita vissuta, consigli e opinioni, questo è qualcosa che reputo impagabile, come sapere che c'è sempre qualcuno pronto ad ascoltarti, anzi, a leggerti e a dirti con disinvoltura quello pensa, senza troppi filtri.

Amo poter dire tutto senza che ci siano sconvolgenti conseguenze.

Quando avevo il blog personale scrivevo tutto ciò che mi accadeva, e puntualmente qualcuno nella mia vita reale si riconosceva e veniva a chiedermi di togliere il post o di porgere le mie scuse.

In questo spazio anonimo posso anche scrivere che odio il mio titolare, non verrò licenziata o ripresa.
Posso scrivere che ci sono persone false ed egoiste, non mi troverò una fila di gente che mi chiede se ce l'ho con loro.

E soprattutto, posso raccontare a qualcuno della mia seconda anima, quella che non dorme la notte se non si masturba con in mente l'idea del prossimo cliente, e tutto questo non porterà nessuno scandalo nella mia vita reale.

E io adooooooro potermi aprire senza dover per forza fare il conto con le conseguenze!!!

(bello il mio monologo senza senso, eh? Be', un grazie a voi che passate e commentate, io vi adoVo tanto tanto tanto!!!)

mercoledì 18 gennaio 2012

Trogloditi & Co.

Il mio fidanzato conosce bene tutti coloro che io chiamo "Amici".
Del resto sono talmente pochi che si contano sulle dita di una mano.
Appena ho deciso di farlo entrare nella mia vita a tempo pieno, ho anche provveduto da subito a presentarlo alle mie amiche, un po' per ottenere la loro approvazione e un po' per testare la sua capacità di relazionarsi con qualcuno che non faccia parte del suo ambiente.

Tra questi ce n'è uno, l'unico maschio che definisco Amico, che conosco da anni e che prima di fidanzarmi sentivo ogni giorno.
A. non è gay ma chiunque lo conosca ne carpisce fin da subito la sensibilità e quel tocco di isterismi tipicamente femminili che lo fanno diventare amico di quasi sole donne, trovandosi puntualmente single in contesti dove spesso le "femminucce" finiscono per fidanzarsi.

Dopo una decennale esperienza con ragazzi che tendevano a farmi metter da parte gli amici, con il fidanzato ho deciso di impegnarmi ad equilibrare la vita da "sposata" con quella di Amica (non più festaiola come una volta, ma certo socievole ed affidabile).
Sento spesso il mio amico A. che, per via della sua sensibilità, soffre molto il distacco anche solo telefonico per più di qualche giorno da quelli che reputa i suoi amici.
Lui del resto non lavora nè studia, dunque immagino che le sue giornate risultino spesso molto vuote e noiose, fino al punto che fosse per lui mi telefonerebbe un paio di volte al dì per sentire che combino e, vi assicuro, prima che mi fidanzassi lo faceva puntualmente.

Pur mettendo tutti i paletti possibili, ad ora spesso si preoccupa se mi sente un po' fredda e si precipita da me per capire cosa succeda, quando invece il mio atteggiamento è spesso dovuto agli infiniti stress quotidiani e al fatto di avere un fidanzato molto tradizionale che lega la figura di "maschio-femmina" unicamente ad un rapporto di coppia e mai ad uno di amicizia.

Così mercoledì scorso ho invitato il mio amico A. a cena da me.
Ho avvertito il fidanzato di tale invito e l'ho esteso anche a lui, ricevendo l'ennesimo diniego.

Arrivando al portone di casa, il mio Amico ha incrociato una mia vicina e collega di lavoro che gli ha chiesto chi fosse e gli ha permesso di salire (ebbene si, i cazzi suoi non se li fa proprio nessuno).
Abbiamo passato una serata a suon di telefilm e chiacchiere e poi se n'è andato.
Fino all'una di notte, però, non ho chiuso occhio per via di alcuni vicini che han deciso di fare una festa casalinga infrasettimanale con musica alta fino a tardi. Mi sono messa le cuffiette e ho cercato di riposare le mie membra stanche.

Due giorni dopo il fidanzato mi fa: "L'altra sera non hai sentito nulla?"
Mi ero chiesta di cosa parlasse finchè non mi è tornata alla mente la festa dei miei vicini e gli ho riportato la notizia e il mio relativo astio nei confronti di chi non ha molto rispetto per chi lavora.

Dopo mie insistenti domande al perchè del suo "muso lungo" e del suo atteggiamento freddo, vengo a scoprire che la mia vicina che ha aperto al mio amico aveva spettegolato con uno dei suoi innumerevoli amanti, un collega del fidanzato, il quale collega ha detto lui: "Ieri non hai sentito il baccano che hanno fatto i vicini di Giorgia?"
E lui, furbo come una volpe, gli ha risposto "No, ieri non ho dormito da Giorgia!"
Il maligno lingua-lunga, allora, gli ha chiesto "Strano, perchè mi hanno detto che è salito un ragazzo da lei ieri sera!
E il genio del mio ragazzo: "Si, un suo amico, era a cena da lei."

Indovinate cosa ne è uscito?
Il suo collega si è accorato ad altri dicendo al mio fidanzato che è un cretino se mi permette di mancargli di rispetto in questo modo (???) e che se le loro mogli facessero altrettanto le picchierebbero.

Ho discusso a lungo col fidanzato sulla questione.
Gli ho spiegato innumerevoli volte, già in passato, che preferisco un uomo che mi controlli ad uno che faccia il geloso senza motivo.
Non sopporto ulteriori ansie e non amo dover dire bugie solo per tranquillizzarlo.

E poi, siamo sinceri, se devo fare le cose di nascosto non sono così idiota da farle sotto il naso di tutti!

Così lui ha promesso di rilassarsi un po', di prendere atto della mia onestà e di smetterla di mettermi certe ansie addosso.



Io però, lo ammetto, il boccone non l'ho mandato giù.
Ieri ho visto il collega del fidanzato (anche mio collega, of course) e l'ho preso da parte.
L'ho letteralmente (ma velatamente) minacciato, aprendo un sorriso enorme e chiedendogli a brucia-pelo:
"Per caso non ti piaccio? Pensi che non vada bene come fidanzata per LUI?"
E' rimasto dapprima spiazzato per poi inventare una marea di bugie sul fatto che Lui è geloso di suo e non per colpa di chi maligna su di me.

Allora gli ho spiegato una cosa molto semplice:
"Sappi che io tengo a Lui più di qualsiasi cosa al mondo, e chiunque si metta tra di noi rischia di finire davvero male, questo te lo dico perchè so che non mi conosci bene e potresti pensare anche male di me, ma è bene che tu sappia che non sono una persona ragionevole quando si toccano i miei affetti e, anzi, posso diventare molto molto cattiva!"

Ricordo come fosse ieri (uppps....era ieri!) la sua faccia.
Se n'è andato tutto incazzato e offeso dalla mia "insinuazione", ma io sapevo di aver colpito a segno.
Torna dopo cinque minuti con la coda tra le gambe, mi assicura che pensa solo bene di me e che se sto col fidanzato è perchè lui ha indagato a fondo su di me e gli ispiro fiducia. Poi cerca in tutti i modi di far passare per geloso il mio fidanzato, dicendo che sono io che debbo rassicurarlo.
Gli spiego che io faccio quel che devo fare e che gli altri si devono fare gli affari loro, altrimenti rischiano che io mi comporti nello stesso modo con le loro mogli (che sono più cornute dei cervi).

Se ne va.

Dopo mezz'ora esco dall'ufficio e telefono al mio ragazzo. Tutto tranquillo mi dice che "il collega" l'ha chiamato e gli ha detto che mi sono incavolata e l'ho minacciato.
Gli ho spiegato come sono andate le cose e lui sembrava l'uomo più felice ed innamorato del mondo.

Non so cosa l'abbia tranquillizzato tanto, ma ho imparato che quando ci sono cose che non vanno bene o persone che ficcano il naso, bisogna metter da subito un freno alla fantasia di gioco di questi soggetti, facendogli conoscere, se necessario, anche la parte più brutale e vendicativa del proprio carattere.

E dunque annoveriamo un'altra vittoria a segno per Giorgia e l'ennesima sconfitta (dopo la lettera anonima) subita dagli avversari!!
Yeah!

martedì 10 gennaio 2012

Astinenze, ritorni e buoni propositi



Ho aperto un trolley a dir poco microscopico per i miei standard e c'ho infilato dentro calze maglie e abiti pesanti.
Non ho mai amato nè freddo nè neve, dunque non ho mai sentito il bisogno di spendere la mia sudatissima paga in capi d'abbigliamento inutili come dopo-sci, giacche a vento o scarponcini di gomma.
Oltre ad esser estremamente poco femminili, ho sempre pensato a questi prodotti come al frutto di studi e ricerche volti a rendere fashion attività quali lo sci o le scalate di montagna, quando invece io di modaiolo nell'infilarsi tra la neve e le intemperie non c'ho mai visto proprio nulla.

Ho conosciuto e amato per lunghi anni la montagna solo in versione estiva, sulle Dolomiti, pur sempre ricoperte di neve, dunque mai avrei pensato che, pur essendo a mille metri, un paesino della Calabria potesse rivelarsi molto simile ad una Brunico innevata.

Ho dedicato i miei giorni al totale relax, alla nullafacenza, alla lettura e al sostare per ore di fronte al camino. Giochi di carte e biliardo, infusi caldi e dormite di 12 ore.

Niente sesso quando sei ospite in casa dei tuoi suoceri, del resto ero partita col ciclo e così son rimasta per parecchi giorni, accantonando ogni sensualità in favore del riposo totale.

Al mio ritorno a Roma solo due cose hanno occupato i miei pensieri, due desideri forti come nessun altro:
Voglia di sesso e bisogno di soldi.

Più che sesso in generale avevo estremo bisogno di far l'amore col mio splendido uomo che in 9 giorni m'ha coperta d'attenzioni con la sua famiglia, oltrechè di regali principeschi.
E abbiamo recuperato alla grande anche se, fosse per me, non sarebbe mai abbastanza.

Voglia di soldi perchè quegli stronzi del lavoro hanno inventato mille scuse per mandarci tutti in ferie con un piccolo acconto sulla tredicesima e nessuna traccia di stipendio.
Come se uno facesse delle vacanze decenti con 300 euro, secondo loro.
A me non frega nulla, in fondo.
Ho i miei soldini, il mio conto e, per qualsiasi esigenza, so sempre dove andare a recuperare un po' di pecunia, ma se penso a quelle povere famiglie monoreddito che dovrebbero campare con il loro stipendio, non oso immaginare che razza di Natale abbiano passato.

E se è vero che i clienti negli ultimi tempi si sentivano spesso perchè poi sarebbero partiti con le famiglie e i giochi si sarebbero riaperti dopo il nove gennaio, è vero anche che sotto Natale e Capodanno sembrano essersi scatenati i "nuovi acquisti" con persone che mi hanno scritto e chiamata chiedendo un appuntamento e presentandosi a nome di questo o quello che gli ha consigliato me.

E a dirla tutta l'ansia del ritorno alla normalità s'è trasformata quasi in eccitazione all'idea di ricominciare a lavorare alla grande, con nuove prospettive e nuovi impegni.

Oggi poi mi aspetta la palestra, dove si ricomincerà a lavorare per benino, mentre nei prossimi giorni, tra clienti e amici che voglion salutarmi, la mia agenda 2012 è già colma di scritte in nero e rosso, sottolineature e cuoricini che mi ricordano gli appuntamenti e la mia vena da teenager che ho deciso di far tornare alla ribalta per non dimenticarmi mai che ho solo 23 anni, che presto saranno 24 e non ho alcuna intenzione di arrendermi alla routine tanto comoda che però mi addormenta il cervello e mi rende più vecchia di 10 anni!

Propositi per l'anno nuovo:
- dimagrire (tanto per cambiare)
- rassodare
- tornare bionda (o quasi bionda)
- fare un mucchio di soldi
- cambiare lavoro!!!!

Have a nice day babies!!!

venerdì 30 dicembre 2011

Spese pazze

Sono un po' una maniaca dei conti, lo ammetto e non me ne vergogno.
Appunto sulla mia ormai consunta agenda ogni singola uscita, compresi gli spicci che infilo nella macchinetta del caffè al lavoro.
Riporto ogni settimana tutti i conti sul mio bel file excel personale, su google docs, in modo da capire dove siano le ingenti perdite monetarie che colpiscono le mie finanze.
Non compro vestiti di marca, quasi non compro vestiti.
Mi limito ad un acquisto al mese, visto che il mio armadio è stracolmo di roba e certo non ho bisogno di oggetto modaioli per vivere meglio.

Non spendo quasi nulla di benzina perchè abito praticamente a due passi dall'ufficio.
Compro il mio pacchetto di sigarette al giorno (troppo, lo so, non sgridatemi) e il caffè lo bevo a casa.

Eppure eccomi lì, sempre alle prese con spese che si avvicinano molto alle entrate, spese da riccona, in termini economici, ma che si concretizzano in semplici cene fuori (una a settimana ma di qualità), cinema o teatro, uscite per un aperitivo con le amiche...
Insomma, rimane il fatto che qui tocca dare una ritoccatina alle uscite, perchè altrimenti è inutile lavorare tanto, guadagnare il doppio di tante persone normali e poi ritrovarsi con un conto in banca da sfigata.

Devo agire, devo passare ad un clima di austerity all'inglese se non voglio ritrovarmi a rimpiangere ogni tagliata con rughetta e aceto balsamico della mia vita.

E devo smetterla di offrire sempre alle amiche, ormai lavorano tutte quindi è il caso che mi ricordi di non litigare più come prima quando si tratta del conto.

E basta con i regali di lusso a persone che non se li meritano.
Mio fratello sono anni che non fa un regalo a nessuno in famiglia, sempre con la scusa dei soldi, e io invece passo compleanni e feste natalizie in giro per comprare i doni all'intera famiglia, zii nonni e cugini annessi.

E soprattutto basta con questa flessibilità.
Tredicesima in ritardo di 20 giorni e io non vado a batter cassa per il mio maledetto orgoglio.
Stasera, ultimo giorno prima delle ferie, non schiodo dall'ufficio finchè non mollano il malloppo, giuro!

E poi si che avrò finalmente ri-livellato il conto mensile.

Bene, ora si parte per una giornata intensa, lavoro-parrucchiere-lavatrici-lavoro-litigio per la tredicesima-fare i bagagli-dormire e poi domani.....


partire per una splendida settimana in Calabria, fuori dal mondo, davanti ad un camino e alle pendici di una montagna di 1700metri tutta innevata.

Ragazzi, vi auguro di rilassarvi, divertirvi e iniziare il nuovo anno con lo spirito giusto, con l'ottimismo e la voglia di cambiare, sempre in meglio, e di non fermarsi mai!
Vi abbraccio tutti, in un calderone di trombette, stelle filanti e fuochi d'artificio!

Buon anno babies!!!
Giorgia.

venerdì 23 dicembre 2011

Turn off my mind

Ricordo quando eravamo piccoli, col mio fratellino, unici di 13 cugini rimasti a Roma con la famiglia, mentre gli altri nostri coetanei son tutti emigrati negli States a cercare una vita migliore.
Ho sempre avuto pochi parenti intorno, una famiglia molto moderna, senza legami forti o tradizionali, qualche telefonata ogni tanto, qualche cena di Natale e a volte, ma solo per punizione, i compiti si facevano con mia nonna, un mancato generale della vecchia guardia che ci teneva a bacchetta sotto il suo controllo.

Mamma ha sempre lavorato otto ore al giorno, ammazzandosi per portare noi bambini il pomeriggio in piscina o a calcio.
Mio papà girava il mondo per lavoro e quando era a casa non si capiva bene se stesse male con la schiena per via dell'inattività o per evitare le uscite di famiglia.

Mamma ce la metteva tutta per non farci sentire troppo diversi, l'affetto non c'è mai mancato, papà ce ne dava a modo suo, ma la più ganza di tutte era la sorella di papà.
Mia zia non ha mai avuto figli, ho scoperto da più grande che non ne aveva potuti avere.
Era la tipica zia che vorrebbero tutti, molto alternativa, quasi Gipsy. Amava trascinare me e mio fratello in avventure esplorative per le campagne e i boschi, ci portava a cavallo, ci faceva conoscere sempre posti nuovi.
Saltare sulle balle di fieno d'estate e andare in montagna a vedere i cervi, prendere un treno e partire lontano per due giorni, lasciando mamma e papà alla loro intimità.

Abbiamo conosciuto città italiane che sembravano lontanissime, ci portava a Modena e Urbino, ci faceva esplorare Roma alla ricerca di posti sconosciuti.
Eravamo sempre noi: due fratellini, mia zia e il suo cane, una meticcetta di taglia media che è vissuta 19 anni, praticamente un'altra cugina.

Poi, quando avevo circa 13 anni, ho notato uno stravolgimento nel carattere di mia Zia.
Da briosa giovane folle alla ricerca di nuove avventure, rapidamente s'è trasformata in una donnina Zen, tutta meditazione ed equilibrio.
Movimenti lenti, sorrisi dolci, giornate passate dentro casa a cucinare enormi pranzi per parenti e infiniti amici col nuovo compagno.

Ho sempre invidiato la sua forza di volontà, il suo essere solare e aperta ad ogni nuova conoscenza.
Mi stupiva come riuscisse a cavare un'amicizia persino dal pescivendolo del mercato che barava sempre sul peso della bilancia poggiandoci i gomiti.

Da piccola mi han sempre detto tutti che somigliavo a mia zia in modo impressionante.
Due gocce d'acqua, da bambina era uguale a me.
Non è che zia fosse una fotomodella, e non è che ora sia una di quelle cinquantenni che sembrano uscite sempre da un trattamento di bellezza.
Ma c'è sempre stato nel suo sorriso qualcosa di forte e contagioso, qualcosa che regalava a chiunque la conoscesse il dono di saper sorridere di nuovo a sua volta.

Ho passato ventitrè anni a correre.
Frenetica come nessun altro, faccio il doppio delle cose nella metà del tempo.
"Flash Gordon", "una scheggia", "Click pazzo", quanti nomignoli mi affibbiavano a casa e a scuola.
Le amiche poi hanno sempre ammirato il mio modo un po' folle di affrontare le situazioni.
A volte spericolata ma sempre bravissima nell'evitare i cattivi risvolti.
Cavare un ragno dal buco è l'arte segreta che molti mi invidiano.
E di certo l'inattività non è mai stata il punto forte di una che soffriva di iperattività e che a volte sfociava nel bipolarismo più puro, alternando momenti di folli corse al successo, ad altri di tremenda depressione da domande esistenziali.
Ho subito deplorevoli sconfitte che mi hanno rafforzata, ho ottenuto vittorie impensabili solo grazie alla mia testa dura.



E ora credo che finalmente siamo arrivati in uno di quei momenti della vita in cui un pochino ci si rilassa.
Non ho nulla in mano di definitivo.
Non ho comprato una casa, non ho un matrimonio o un figlio, non ho un lavoro da manager in una grande multinazionale e non mi sono laureata.

Eppure, per la prima volta in vita mia, mi sento "tranquilla".
Ho la mia casetta in affitto dove, pare, non mi butterano fuori dall'oggi al domani.
Ho le mie splendide amicizie che non spariranno per una qualsiasi stupidaggine.
Ho un fidanzato splendido che non mi fa piangere la notte.
Ho i miei soldini e, quando sono pochi, trovo sempre il modo per rimediare.
E poi ho il mio lavoro. Fisso. Indeterminato. Un posto con gente triste che odia la propria vita. Un posto dove io risalto e spicco per le miei qualità che sono apprezzate e, si lo ammetto, invidiate.
Un posto dove da giorni i fornitori mi fanno recapitare regali di natale, pensierini, messaggi d'auguri.
Un posto dove mi sento di poter dare sempre il meglio di me.

E così, come mia Zia ha fatto a 50 anni, forse è accaduto anche a me di "rilassarmi" e trovare un equilibrio. Imparare d'improvviso ad apprezzare questa situazione in cui non devo per forza correre per evitare di esser sbranata dal lupo.

Ma forse, e dico forse, non ho razionalizzato per tempo la situazione e mi son ritrovata d'improvviso di fronte ad amici e parenti preoccupati, persone che mi chiamano per chiedermi come sto, quando una volta ero io che tenevo le fila dei miei rapporti sociali.
Ieri la mia migliore amica, a pranzo, mi ha inchiodata ad una sedia per capire cosa succedesse. Era preoccupata, dice, di vedermi così fiacca. "Non è che sei depressa?"
Il mio ragazzo ieri sera ha messo sù una filippica.
"Ti sei stancata di me? Ti annoi? Hai conosciuto un altro?"
E mia madre al telefono continuava a ripetere che mi sente sempre poco entusiasta, che rispondo ogni giorno la stessa cosa "Tutto bene, non ci sono novità".

Non so, forse presto mi mancherà il brivido e l'emozione dei rompicapo quotidiani. Forse sentirò presto la necessità di re-infilarmi in qualche casino e di doverlo poi risolvere.

Ma per ora sono semplicemente felice, contenta di ciò che ho ottenuto, tranquilla nella mia vita normale, senza troppi fronzoli ma con tante soddisfazioni.

Ma la domanda che mi fanno tutti continua a balenarmi nel cervello...
Forse mi sto spegnendo troppo?

lunedì 19 dicembre 2011

Ritorno alla realtà

Ho passato settimane stranissime...
Tutto è iniziato con una brutta influenza, di quelle con la febbre alta, dolori alle ossa e vertigini continue.
Non ne avevo da anni così!

Sono accaduti una serie di eventi che forse il destino mi ha obbligata a vivere, eventi di ordinaria e straordinaria follia che mi hanno portata lontana quasi miglia dal mio così detto "secondo lavoro", dovendomi concentrare sui problemi che si sono imposti prepotentemente nella mia quotidianità.
Così la quasi assenza di cliente non l'ho quasi patita, con la testa che cercava di metter a posto il puzzle della soluzione.

E' pieno di persone strane, questo mondo; abitato da individui irrazionali che mettono a dura prova le nostre sicurezze e tutti quei pilastri di certezze che hanno formato il nostro carattere.
Capita che ti comporti nel modo più corretto possibile, con la massima professionalità, e d'improvviso qualcuno che soffre gravi invidie nei tuoi confronti stravolge ogni tua visione regalandoti giornate d'inferno grazie ad un suo ben architettato piano per screditarti.
E' così riesce ad insinuare in chiunque conti qualcosa, il dubbio insistente che tu sia poco onesta, e sta a te e alla tua maturità riuscire a risolvere questi dubbi con la massima cautela, camminando sulle uova e fortificando il tuo castello di credibilità e fiducia che ti eri costruita con tanta fatica.

Bisogna esser forti in ogni situazione, ma ancor più forti quando si è oggetto di invidia.

Ho sempre rispettato le leggi e le regole, alla lettera, studiandomele a mena dito per evitare di sbagliare.
E stavolta me la sono scampata così, grazie al mio perfetto allineamento alle leggi.
Ma chi quelle leggi non le conosce perchè convinto di vivere nella completa anarchia, cerca a tutti i costi di trovare una falla e di incastrarti, ti perseguita, apre ogni singola porta del passato per trovare quella macchia che possa finalmente far crollare il castello.

E' difficile, lo ammetto, mantenere la calma e la freddezza quando qualcuno s'è messo in testa di distruggerti, di farti fuori.
Non sono il tipo che molla di fronte ai problemi, ma accanimenti del genere non ne avevo mai incontrati e probabilmente sono stata solo fortunata nel riuscire a gestire e risolvere col massimo tatto una questione così delicata e quasi pericolosa.

Ora dovrò rimettere insieme le mie forze, raccogliere i pezzi del muro di cinta del castello e ritornare a vivere senza farmi prendere dal terrore di un nuovo attacco più radicale.

Ma l'invidia è dura a morire e, anzi, dopo una sconfitta diventa ancor più forte.
Ed esser oggetto di invidia può essere davvero estenuante.
Quindi fate il tifo per me e regalatemi un pensiero di incoraggiamento, perchè io ho tutta l'intenzione di andare oltre e dare un bel calcio nel di dietro ai sabotatori della mia perfetta e splendida vita!

Un abbraccio a tutti!

sabato 26 novembre 2011

Angelo e diavolo allo scoperto



A settembre sotto spinta di due conoscenti mi sono iscritta con loro ed una quarta ad un corso di total body in una palestra non troppo vicino casa.

Le conoscenti sono la sorella del mio fidanzato (che chiameremo Laura), la fidanzata di loro cugino (Giovanna) e una sua amica (Teresa).
Un quartetto ben assortito, tutte fisicamente molto differenti, tutte con vite agli opposti ma tutte rigorosamente fidanzatissime.

Arrivate alla nostra terza lezione in palestra, nella mente delle mie tre amiche s'era fatta strada l'idea che tutte le altre ragazze del corso ci snobbassero o, addirittura, si prendessero gioco di noi con battutine malcelate.

"Organizzano delle cene e non ci invitano!"
Laura continuava ad insistere su questo punto e io, conoscendo la natura un po' paranoica della mia adorata cognatina, mi misi contro tutte spiegando loro che semplicemente non ci invitavano perchè erano amiche tra loro e non ci conoscevano ancora abbastanza.

In effetti ho sempre avuto il vizio di dare fin troppa fiducia agli sconosciuti, ma mi fece convincere della mia opinione il fatto che durante l'appuntamento successivo l'istruttore disse a tutta la sala colma di Ladies:
"Allora ragazze, chi vuol venire venerdì a ballare? Dai che facciamo un tavolo di tutte le palestrate!"

L'idea mi piacque tantissimo, del resto è una vita che non vado a ballare, amo socializzare con altre donne ma mi sembrava più che ideale la scusante della palestra per crearmi nuove frequentazioni femminili senza ricorrere a patetici approcci da me imposti con gente che non ha nulla a che vedere con me.

Alla fine della lezione corsi da Laura e le dissi che volevo assolutamente accettare l'invito e lei mi rispose con un "No" così perentorio da lasciarmi davvero delusa.
Le altre del mio gruppo si accorarono tirando fuori la scusa del "Vuoi farmi litigare col mio ragazzo?", come se la parola "discoteca" possa in qualche modo sciogliere fidanzamenti che durano da dieci anni.

All'uscita dagli spogliatoi ci ferma la "capetta" del gruppo che fino a quel giorno, secondo le mie amiche, ci aveva ampiamente snobbato.

"Allora ragazze, che fate, venite venerdì con noi?"
In coro uscì un "no" flebile e fu compito mio spiegarle che avevamo tutti dei problemi di vario genere.
Sotto la sua insistenza le dovetti dare altre motivazioni, così usai quella dei fidanzati gelosi nella speranza di placarla.

Mi disse molto chiaramente "Bella, io ho 42 anni, una figlia di 12 e mai mio marito si potrà azzardare a togliermi quegli sporadici momenti di gioventù che ancora mi concedo! Dai, se volete ci parlo io coi ragazzi vostri!"

Un tipo molto "rustico" della Sara, tanto rustico che qualcuno potrebbe definirla una gran coatta.
Io credo si tratti piùttosto di avere molta poco sicurezza in se stessi.

"Facciamo così - le dissi - lasciami il tuo numero, io ti lascio il mio, così se gli uomini cambiano idea ti mando un messaggio, ma non credo proprio purtroppo..."

Sapevo benissimo che le mie amiche non avrebbero cambiato idea, ma una porta aperta è sempre bene lasciarsela.
Del resto Sara voleva un messaggio entro la mattina successiva, altrimenti non se ne faceva nulla.

E così, dopo diverse discussioni pacifiche, con le amiche si decise di lasciar perdere la discoteca e di prendere l'invito come un segno positivo (o per lo meno così volevo io, lottando contro la cocciutaggine delle mie amiche sempre pessimiste).

Il giorno dopo mi imposi di ricordarmi di mandare il messaggio a Sara ma la giornata lavorativa fu infernale e tornata a casa crollai nel letto.
Il successivo ancora me ne ricordai solo al momento di varcare la soglia della palestra, così andai da lei e, prima ancora di salutare tutti, le chiesi scusa se non le avevo mandato il messaggio.
"Tranquilla" - mi rispose. E si mise a ridere.

L'ora di allenamento filò liscia e ce ne tornammo tutte nello spogliatoio, un ambiente unico, suddiviso in tre più piccoli, di cui la prima parte sembra riservata alle modelle spogliarelliste, la seconda, più centrale, alle vecchiette, e la terza, più in fondo, è sempre vuota ed è dove ci mettiamo noi quattro amiche per cambiarci.

Vedo le mie amiche con il volto incupito e le orecchie dritte.
Mi guardano tutte in modo strano, e chiedo loro che diamine abbiano.
"Non senti che ce l'ha con te?" - mi fanno.
In effetti sentivo da minuti, senza ben ascoltare, una Sara urlante dall'altra parte dello spogliatoio che animatamente esponeva il suo ribrezzo verso qualcuno.

"Abbi le palle almeno di dirmelo...!" urlava "Me fai aspettà come 'na scema 'n messaggio, m'hai pure chiesto er numero, mica so 'na regazzina che sta a 'spettà te pe' sapè se vieni in discoteca!"

A quanto si comprendeva, non erano arrivati al numero adeguato per prendere un tavolo, la signorina Sara ce l'aveva con me che l'avevo illusa di venire e quindi ora dovevano accontentarsi di andare a cena, ovviamente senza invitarci.

A parte il fatto che le dicemmo da subito di no e che le chiesi anche scusa per essermi dimenticata il messaggio, non credevo che dovessi anche aver le palle per mandarne uno, quando invece di fronte a me (in persona) non aveva avuto Lei le palle per dirmi ciò che pensava.

Con un contegno degno di 4 vere Signore, ci vestimmo, passammo davanti a tutti col nostro migliore sorriso e salutammo con un "Ciao, buona serata a tutte!", ignorando tanta maleducazione.
Le mie amiche continuarono in separata sede la via del pettegolezzo, io chiesi loro di non alimentare la mia stizza perchè poteva trasformarsi in rabbia.
Mi rovinarono una splendida giornata.

Dalla volta successiva ci furono un paio di allenamenti più "freddi" da parte delle "altre" e noi decidemmo di non rinunciare al nostro sorriso ignorando i fatti accaduti.
Tornarono tutte a sorriderci, anche più di prima.

Finchè, l'altro giorno.... Sara mi ha presa da parte.

"Tu sei un mistero per me - esordisce senza preamboli - Le tue amiche sembrano tre represse bigotte, tu invece simuli una purezza che non hai. Ti metti tute due taglie più grandi della tua, calzini di Hello Kitty, ti leghi i capelli, vieni struccata e ti atteggi a goffa e pura ragazzina, ma io lo so che non sei così.
T'ho vista al centro l'altro giorno, ma ero in macchina e non potevo fermarmi.
Sembravi una modella con stivaloni di pelle, capelli lunghi perfetti, trucco curatissimo, borsa alla moda, passo fiero e poi...poi t'ho rivista oggi e ho capito: tu nascondi qualcosa!
"

Non ho potuto trattenere un sorriso, lei è trasalita dal mio cambiamento di espressione, penso abbia capito molte più cose da quella mia faccia che da qualsiasi viaggio della sua fantasia.

"Ti ringrazio per avermi dato della modella, sei molto gentile.
Ho fatto una pausa, ben mirata a farle salire quel terrore che puntuale ho visto sui suoi occhi.
"Ma fossi in te mi farei meno film e starei più tranquilla, che certe fantasie portano alla paranoia, prima o poi, e la paranoia è molto molto pericolosa!

L'ho osservata dall'alto in basso, sembrava rimpicciolirsi ogni secondo di più, impietrita e parecchio assoggettata dal mio sguardo e dalla mia sicurezza che proprio non si aspettava.

"Ci vediamo martedì" - le ho urlato mentre le giravo già le spalle.

E ora mi godo i miei quindici minuti di celebrità dovuti all'esser stata riconosciuta per strada!
ahahahaah!
Che gente!!

martedì 15 novembre 2011

Mio fratello



Mio fratello ha 20 anni.
A vent'anni la vita è proprio strana.
E' una figata.
Sei abbastanza adulto da prendere decisioni importanti, da scegliere di lavorare e guadagnare, da spassartela in giro e da non farti comandare più da nessuno.
Però poi, avendo sempre vent'anni, qualsiasi stupidaggine fatta può esser catalogata sotto la voce "inesperienza" e alla fine te la cavi sempre.
Sono ben lungi dal rimpiangere un'età come i vent'anni, visto che ne ho ancora (per fortuna) solo ventitrè.
Però è proprio vero che vista da fuori, quest'epoca della vita è davvero interessante.
Ogni giorno può sembrare uguale all'altro, ma nel raggio di poche settimane si può sconvolgere la propria vita, le proprie abitudini e le proprie opinioni senza neanche accorgersi di esser stati, appena un anno prima, una persona del tutto differente.
In realtà lui non è molto assimilabile un ventenne, anzi, lo definirei molto più vicino a uno dei tanti trentenni d'oggi incontrati sul mio percorso.
Sarà la vita da lavoratori o le ferme convinzioni di indipendenza che ci accomunano, ma nessuno dei due s'è mai visto davvero nei panni di giovane scapestrato pronto a tutto.

Così io e mio fratello, a vent'anni, abbiamo deciso di cambiare radicalmente il nostro modo di essere e di scambiarci le parti.
Lui è sempre stato un romanticone che trovava nell'amore l'unica vera spinta a mettere in moto quel suo pigro e svogliato carattere.
Ce lo vedevamo tutti a 25 anni, sposato con due bambini, un cane e una bella casa.
Io dal mio canto rifuggivo l'idea di una coppia tradizionale, del matrimonio e dei figli, in favore di una più ampia visione del mondo, ove l'unica protagonista fossi io e il mio viaggio alla scoperta dell'umanità, con tanto di fidanzato di turno "solo per tenermi compagnia".

Un bel giorno poi s'è adoperato il cielo a cambiare le stelle e le esperienze a stravolgere le menti.
La fredda e cinica Giorgia, quella che tutti consideravano una sequoia secolare, ha deciso di piegare i propri rami e di approfondire quel sentimento che tanti le avevano raccontato e che mai lei aveva considerato possibile e realistico. L'Amore.
E mentre si discuteva di cambiamenti, quel placido fratellino ventenne che nella mia mente rimarrà sempre un pupo dolce e romantico, si scopre esser un vero bastardo con le donne, uno che vaga di fiore in fiore rifuggendo legami di qualsiasi specie e "liquidando", come dice lui, le pulzelle al primo sintomo di "attaccamento emotivo sconsiderato" (ovvero quello che per tutti noi si traduce in un semplice "affezionarsi").

Peccato sia tardi e debba andare in ufficio.
Di com'è cambiato il mio fratellino vorrei ancora parlarne.
Mi dona tante di quelle riflessioni, alcune anche molto sconfortanti, ma sicuramente è ancora una volta uno spunto in più per comprendere lo strano mondo di caratteri che mi circondano e che nascono, tutti e sempre, da esperienze del differente cammino di vita intrapreso.
Intanto vi auguro una splendida giornata :)
G.

lunedì 14 novembre 2011

L'amaro



Certi giorni è come se d'improvviso mi affievolissi.
Mi manca la voglia di fare, di continuare su una strada già battuta.
Ho come una vocina sulla spalla che mi ricorda di pensare sempre positivo, di ringraziare ogni giorno per ogni vittoria e guardare bonariamente alle sconfitte come a esperienze importanti per la mia formazione.

Eppure mi manca la voglia.

La voglia di fare, di crescere ancora.
Vorrei non aver bisogno di soldi, di cose materiali.
Eppure è nella mia natura e non posso farci granchè.
Non avere una casa mia sta diventando veramente un peso.
Odio l'idea di non poter cambiare la vernice alle pareti o i tramezzi della struttura.
Odio dovermi adeguare a pagare un affitto.
Mi pare di vivere in un quadro di Escher.
D'improvviso la strada che scende diviene una scalinata in salita e nulla è più così chiaro, le certezze scompaiono e l'insicurezza mi distrugge.

Ho passato il weekend nelle concessionarie a osservare uomini che vendono scatole con 4 ruote facendole passare per investimenti quando certo, tali non saranno mai.
E dare 20mila euro per una scatoletta di tonno con un navigatore e degli inutili e fastidiosi sensori di parcheggio mi pare quanto mai uno spreco di soldi.
Sudatissimi soldi.

Sudati perchè in questo periodo mi deprime molto lavorare.
Fare il mio secondo lavoro, conciliare gli orari col primo.
Andare in palestra, vedere amici e parenti e stare col mio ragazzo.
Sta diventando uno stress davvero unico.

Sempre più spesso lui mi chiede se non ho un amante.
Pare che i suoi dubbi provengano dalla mia accesa verve sessuale che scateno nel weekend con lui è, come lui non sa e non spera, sopisco durante la settimana con i clienti.
L'unica cosa che lo placa è il fatto che siamo quasi sempre insieme e, come gli dico io, "quando mai troverei il tempo per un amante"?

In effetti tutta questa mia frenetica vita altro non fa che togliermi ogni attimo di tranquillità e solitudine.
Sono sempre con qualcuno, sempre alle prese con "l'apparire" in perfetta forma.
Forse l'unico momento in cui sono me stessa è quando dormo.
Ma non sono più tanto sicura nemmeno di questo.

Il cibo sta diventando un incubo.
Sono fisicamente condannata ad ingrassare per costituzione.
In più ora che gioco alla brava massaia e mi cimento con ricette di ogni nazionalità per dolci sempre nuovi, mi accorgo che il mio fidanzato ama assaggiarne uno spicchio per volta e quelle maledette torte si impilano pericolosamente dentro il mio frigo, richiamando la mia attenzione ogni volta che lo apro in cerca di frugali calorie da inserire nel mio debole corpicino martoriato dai ritmi intensi di vita.

Dunque oltre a stare attenta ai soldi, attenta ai cellulari che tengo accesi, attenta ad ogni singolo minuto in agenda e a non trascurare nessuno, ora debbo stare anche attenta al cibo.

Me l'aveva detto mio padre che la vita è tutta un obbligo, abitata da cose che "ci fanno schifo ma vanno fatte, come pagare il bollo di un'auto parcheggiata 300 giorni l'anno sotto casa".

Basta, chiudo qui 'sto patetico sfogo.
Ogni tanto ci vuole anche uno scorcio di buio per poi ricominciare ad apprezzare la luce.

Com'è che dicevano in quel film di Tom Cruise?
Il Dolce non è mai troppo dolce senza l'amaro!

venerdì 11 novembre 2011

Politicanti



Sono nata per la rissa.
Da piccola mi dovevano sempre tirar fuori da un ammasso di pugni sferrati dai maschietti imbufaliti perchè li avevo provocati.
Crescendo mi sono costretta a tanto tanto Zen mentale per deviare le mie folli reazioni su qualcosa di più sano.
Palestra, discussioni (verbali) accese e, sicuramente più salutare, tanto tanto sesso selvaggio.

Ho questo vizio dell'enfatizzare sempre al massimo quel senso del dovere e quel profondo rispetto per le regole che mi hanno insegnato da piccola e, a volte, di fronte alle ingiustizie o all'ignoranza passo da equilibrata personcina matura a incazzata paladina dei diritti.

Allo stesso modo ho imparato, grazie anche e soprattutto a dei professori di liceo con gli attributi, a cercare sempre di crearmi un'opinione basata su ogni singolo elemento ricercabile, senza fermarmi mai a quella che gli altri (dai media ai semplici amici) ti rifilano per "la verità assoluta".

Così mi infastidisco parecchio quando mi scontro con persone che tendono a parlare di argomenti quali politica ed economia, senza avere il benchè minimo elemento probatorio per dare un fondamento alle loro certezze e senza aprirsi al confronto costruttivo con chi hanno di fronte quando questi non la pensa come loro.

M'ero imposta di non parlare di politica in ufficio, santo cielo!
Chissà perchè sono così idiota da esserci cascata.

Ieri ero lì alla macchinetta del caffè e due mie colleghe chiacchieravano in tutta tranquillità quando una di loro, così dal nulla, se n'esce con una frase che ho trovato quantomeno singolare:

"Giorgia, hai visto che mi stanno facendo al mio povero Silvio? Sono tutti una manica di traditori bastardi!"

Non so perchè questa mia collega si sia convinta, negli ultimi due anni, che io sia "berlusconiana" quando sinceramente, al di là delle correnti politiche, se c'è un personaggio politico che non mi piace è proprio il suo amato Silvio.

Forse ero sotto l'effetto di troppa caffeina perchè risposi in modo divertito con un quesito che mi piace porre a coloro che, con lavori umili e con due soldi contati per arrivare a fine mese, continuano a parlarmi di B. come fosse un poveraccio massacrato da colleghi e dall'opposizione:
"Povero Silvio - ho buttato lì - e ora come faremo senza di lui? Chi ce le farà più le leggi che tanto ci sono utili come quelle sulle intercettazioni e sul processo breve?

La mia collega era alquanto confusa.
Non poteva sfuggirle il mio tono sarcastico e quasi provocatorio, così ha ribattuto nel modo che speravo urlandomi contro che B. ha fatto un sacco di leggi per noi cittadini ma che le opposizioni non gli hanno dato il tempo di metterle in pratica.
Tutta colpa delle opposizioni che non lo fanno lavorare e dei traditori che gli fanno perder tempo con questioni stupide ed inutili.

Sguardo trasognato, faccia incuriosita e occhioni spalancati: "Non mi dire! E quali disegni di legge ha fatto per noi cittadini? Non ne sapevo nulla!"

Mi fa morire dalle risate chi parla senza aver nessuna conoscenza di un argomento.
Io non so niente di politica, non amo discuterne perchè non ne ho le basi.
Ma quando qualcuno con forza e sicurezza proclama la sua incondizionata fede ad un politico, vorrei perlomeno sperare che sappia cosa questi ha fatto di buono.

Com'era prevedibile, la mia collega non sapeva rispondermi.
Uno che sta al governo, tra vai e vieni, dal 1994 e lei che lo sostiene tanto non sa nemmeno che legge (o disegno di legge) potrebbe portare ad esempio per esaltarne le doti di difensore del popolo e dei suoi diritti.

E quando sono in difficoltà e si trovano a confrontarsi con la propria ignoranza, le persone possono prendere solo due strade:
Una, quella che io prediligo, porta a riconoscere le proprie lacune e a correre ad informarsi meglio.
L'altra, quella che purtroppo molti mettono spesso in campo, è quella di attaccarsi alla propria ignoranza come ad una scorza di limone a protezione del succoso interno.
Vi si avvinghiano inferociti contro il mondo che non li comprende e che, per questo motivo, chi sta fuori è sbagliato e cattivo.

"Scusa, sai, ma tu da che parte stai? - mi ha chiesto tutta innervosita.
"Dalla parte di chi non ruba 15mila euro al mese al paese per fare leggi a proprio uso e consumo! - le ho risposto.

Non l'avessi mai fatto.
Mi guarda come una iena assatanata, mette su un sorrisetto malefico e mi risponde:
"Come se tu ne guadagnassi tanti di meno! O forse mi sbaglio?.


Una specie di meteorite s'è fiondato sulla mia testa.
Mi guardavo dall'alto la scena, pensieri alla rinfusa, per un attimo convinta che Lei sa!, sa del mio secondo lavoro e sta per dirlo a tutti, Oh mio Dio....Sa!!!.

E' stato un attimo di esitazione che mi ha fregata.
Ho girato gli occhi verso lo specchio, poi mi sono rigirata verso di lei e le ho sussurrato che "Si, in effetti guadagno anche di più, non si vede? Vesto Prada e Armani e viaggio in Limousine da casa a ufficio ogni giorno!

L'ho buttata lì, sorrisetto di ricambio e lei è scoppiata a ridere.
Scherzava, dio santo, ma m'è parso proprio che ci credesse.
E io stavo per svenirle davanti...

Lo ripeto: maledetta me quando parlo di politica!!!

sabato 5 novembre 2011

Diventare grandi



Dopo un'intensa ed economica sessione di shopping mattutino e riflessioni di vario genere scambiate su altri blog, pulire il mio buco di casa mi sembra davvero una delle fatiche di Ercole.

Fuori c'è un tempo da cani ma so che la mia metà scorrazza nel mondo dei sogni post-lavoro del sabato e io debbo solo attendere ancora un paio d'ore per ri-abbracciarlo.

In questi giorni oltre a piovere acqua in tutta Italia con conseguenti disastri che solo il nostro paese e pochi altri nell'Asia del sud sembrano non saper gestire, pare che il mio giro d'amicizie stia maturando idee tutte nuove, come fosse una malattia batterica che s'attacca da una all'altra.

E mentre una si laurea e l'altra è incinta, ce n'è una terza che progetta un matrimonio e altre che sognano i figli.

Io che a ventitrè anni penso ancora di esser una ragazzina sembro non esser troppo aggiornata su ciò che "si dovrebbe desiderare" alla mia età.
E mentre continuo a dar delle pazze alle mie amiche rincitrullite dalla moda del "diventare grande in fretta" mi trovo spesso a domandarmi quanto folle sia acquistare una casa e affittarla per poter mettere a rendita tutti i soldini che sto fortunatamente guadagnando in questo fruttuoso periodo.

Forse sarò l'ultima di tutte a sposarmi o a figliare, ma per lo meno la mia prole avrà un tetto sotto cui vivere....!

Sex talk in class



(Adoro Hugh e Stephen!)

Quando in quinta elementare eravamo ormai agli sgoccioli delle lezioni che ci preparavano all'esamino finale, la maestra di italiano decise di porre agli studenti una domanda che ci aveva già fatto il primo giorno di scuola, cinque anni prima.

"Vediamo ragazzi, ditemi ora quali sono i vostri sogni. Cosa vorreste fare da grandi?"


Mentre tutti si davano un tono di bambini vissuti, cambiando il loro "infantile" sogno di diventare astronauti in quello di ingegneri aeronautici e le bambine ripetevano come una litania che la veterinaria o la maestra potevano esser impieghi a loro più adeguati, io decisi di concludere i miei cinque anni da brava studentessa mantenendo intatto quello che fu il sogno espresso il primo giorno di scuola, annunciando che avrei continuato a perseguire il mio sogno di diventare una cantante.

Ricordo ancora l'agghiacciante sguardo della maestra, accompagnato da una smorfia che riusciva a renderla incredibilmente brutta.
"Possibile mai che questi cinque anni non ti abbiano insegnato nulla Giorgia?"
Il mio sguardo folgorato dalla sua rabbia si puntò sulle mie scarpe in segno di vergogna.
"Non ti ho certo chiesto quale sia il tuo insulso sogno irrealizzabile! Ti ho chiesto qual è il lavoro, il VERO lavoro, che pensi possa darti da mangiare da grande!"
Il mio amore per le provocazioni era già grande ma, visto l'attacco feroce, evitai di premere l'acceleratore sulla burla e smisi di rispondere, quasi indispettita dalla sua arroganza.
Ne seguì un lungo monologo all'intera classe su come si debba crescere in fretta, senza perder tempo con sogni idioti, e su come responsabilizzarsi e costruirsi un futuro non siano impegni rimandabili.

Al suono della campanella corremmo tutti fuori in giardino.
Ricordo ancora quell'albero sotto la cui ombra noi bambine ci mettevamo in cerchio a giocare a "schiaccia-sette".
In realtà quel giorno me ne sarei stata volentieri per conto mio, ferita com'ero dalla vena sadica della maestra che, ne ero sicura, voleva solo offendere i miei sogni e non certo insegnarmi qualcosa di costruttivo per il futuro.
Del resto io a casa avevo già qualcuno che faceva di tutto per distruggere ogni mio idilliaco viaggio mentale verso un futuro diverso.
Speravo, almeno a scuola, di ricevere un po' di comprensione, anche se sapevo già che cantare non era certo un futuro accettabile per una bambina "sveglia" come me.

Le amichette, di cui avevo sottovalutato la sensibilità, vennero in soccorso dei miei sensi feriti e mi invitarono a giocare a palla.
"Va bene che vuoi fare la cantante, - mi disse ridendo Sara - ma non potevi dirle che vuoi studiare medicina? Almeno ci avrebbe risparmiato le urla per tutta l'ora!"

Non aveva torto Sara, colei che tutti ammiravano per pacatezza e tranquillità, bambina che ha ispirato molti dei miei respiri calmanti nei seguenti dieci anni di frenesia totale.

"Lo sai che mi piace farla arrabbiare!" - spiegai sorridendo, sperando di placare anche il risentimento del gruppo che per colpa mia s'era sorbito gli urlacci.

"Daccordo, ma ci sarà pure qualcosa che vuoi fare da grande oltre la cantante! Secondo me diventerai un avvocato, mia mamma dice sempre che gli avvocati sono polemici e hanno sempre la risposta pronta, proprio come te!"

"Ovvio che c'è qualcosa che voglio fare, ma non verrò certo a dirlo a voi!"

Forse ero stata un po' acida, ma mi dava fastidio l'idea che chiunque della mia età potesse impormi una riflessione del genere.

Fu' così che sotto la pressione quasi isterica del gruppo, e a solo dieci anni, dissi per la prima volta una cosa che segnò forse il mio destino.

"Se proprio devo scegliere farò o la suora o la prostituta! Se la passano bene entrambe, senza troppe responsabilità importanti hanno entrambe la possibilità di mangiare a fine mese senza sfacchinare troppo sotto padrone."

Mentre le altre bambine continuavano a guardarmi perplesse, alcune quasi infastidite da quella che sembrava l'ennesima provocazione per farle inorridire, io stessa mi trovai d'accordo con Sara quando tutta seria sentenziò:

"Be', io come suora non ti ci vedo proprio. La prostituta è un lavoro che ti si addice di più!"

giovedì 3 novembre 2011

Amore



Leggo spesso blog a destra e sinistra e, anche se spesso non commento, ne ricavo fin troppi spunti di riflessione.
Così accorgendomi di quante dolci e fantastiche donne siano alle prese con cocenti delusioni amorose mi rendo conto ogni giorno di più di quanto sia fortunata ad avere il mio splendido tesoro.

Stamani mi sono svegliata con il suo braccio che mi cingeva un fianco mentre l'altra mano mi accarezzava dolcemente i capelli.
La sensazione di calore e dolcezza che mi ha regalato è qualcosa che a parole non riuscirei mai a spiegare, ma che mi accompagna ancora dopo ore che, a malincuore, l'ho dovuto lasciare andare a lavoro.

Lo amo davvero, amo il suo esser fermo e irremovibile sui proprio principi ed esser sempre disposto a piegarsi ai miei piccoli bisogni.

Come ad Halloween quando siamo usciti a cena con gli amici e mi ha supportata nel mio infantile tentativo di far mettere a dieci trentenni una mascherina sugli occhi e andar in giro mascherati.

Come ieri che c'era il compleanno di una mia amica, una cenetta informale per pochi intimi al ristorante cinese.
Cucina cinese + uscita infrasettimanale costituivano l'accoppiata perfetta perchè LUI mi dicesse di no.
E invece s'è piegato a provare per la prima volta nella sua vita un pollo alle mandorle e a far tardi anche se stamani alle 6 era pronto per andare al lavoro.

E ha scherzato e riso con i miei amici, e mi ha riempita di coccole al risveglio, mi ha accarezzato il pancino dolorante e sussurrato dolci parole nelle orecchie.

E poco fa, quando è venuto a prendere il caffè in pausa pranzo, mi ha ripetuto come ogni giorno quanto mi ami.

Lo so, faccio schifo. Sono zuccherosa da portare chiunque al diabete.

Ma questa sono io con Lui.

Una "me" così innamorata da non capirci più nulla e da amare tutto il mondo come fosse illuminato di una luce diversa mai vista prima.

venerdì 28 ottobre 2011

Aggressioni



Esco di casa per portare a spasso il cane.
Sono le 20 e in questo periodo dell'anno ormai è già buio.
Il mio cucciolo mette poco volentieri il guinzaglio, quindi percorro la via trafficata con lui in braccio, svolto l'angolo nella prima traversa dove solo il traffico locale fa si che qualche sporadica macchina entri nella strada per cercare parcheggio.
Metto giù il cane e mi dirigo verso il cancellone che delimita un terreno privato che il proprietario lascia aperto a chi ha i cani e vuol portarli a correre un po'.

Parcheggiata poco più avanti rispetto al cancello c'è una macchina con i fari accesi.
Non vedo la persona che la guida, ma questa vede me perchè mi "saluta" con i fari abbaglianti.
Per non risultare scortese alzo una mano e faccio un cenno di circostanza, poi con l'altra mano apro il cancello ed entro col cane nel prato, chiudendomi dietro l'accesso.

Sono stata aggredita da degli sconosciuti la bellezza di 3 volte in pochi anni e, per quanto traumatica sia tale esperienza, non ho mai smesso di uscire da sola di notte, seppur premurandomi di metter in atto qualche accorgimento necessario ad assicurarmi sempre ottime vie di fuga e qualcuno pronto ad aiutarmi.

Entrata nel parco e lasciato correre a destra e sinistra il cane, mi metto al telefono con mia mamma e mi incammino verso la parte più buia del sentiero.
Stare sotto la luce, ho scoperto, è troppo pericoloso perchè da troppo vantaggio a chi viene dal buio.
Stare al telefono di contro, però, segnala visivamente (luce dello schermo) e a voce la nostra ubicazione!

Passano pochi secondi da quando sono entrata, che la macchina di prima viene avanti e si parcheggia proprio davanti al cancello, a sbarrare l'uscita.
Il guidatore lascia le luci accese e scende.
Apre il cancello giusto lo spazio di entrare fisicamente e, senza fare un passo oltre, si piazza lì a guardarmi e sorridere verso il buio da dove arriva la mia voce.

L'unica cosa a cui ho pensato è stato che avevo ogni via di fuga sbarrata, per cui dovevo trovare un'alternativa per farlo spostare dal cancello e darmi la possibilità di fuggire.

Non volevo uscisse dal parco perchè aveva il vantaggio della macchina, così ho innanzi tutto fatto capire a mia madre, che ancora era al telefono, che ero in pericolo (ebbene si, dopo 3 aggressioni subite abbiamo un codice tutto nostro).

Poi mi sono per un attimo rimessa alla luce, in modo che l'uomo mi vedesse.
L'ho guardato.

Lui ha sorriso e io ho sorriso di risposta, invogliandolo ad entrare nel parco.

Mentre lascia finalmente libero il passaggio, avviandosi all'interno del terreno, io ritorno nella zona d'ombra e mi piazzo accanto ad una proprietà dove so che c'è un rotweiler che abbaia sempre quando passano gli uomini.

Grazie al cielo i miei calcoli erano giusti e, al buio e senza conoscere bene il parco, il soggetto cammina a passi felpati sull'erba finchè il Rotweiler non si scaglia contro la rete con l'idea di aggredirlo e lui fa uno scatto degno di una pantera per tornare indietro sui suoi passi, uscire dal cancello e dirigersi in macchina ansimando come un bambino aggredito.

Al chè acchiappo il mio cane e approfitto della sua distrazione e del passaggio libero per uscire dal cancello, buttarmi in strada e urlare al telefono (in modo che potesse sentirmi)
- che era arrivato il mio fidanzato a prendermi (cosa non vera)
- e che "Uh, guarda, che ci fa qui una volante dei carabinieri?"
(cosa vera, la fortuna ha voluto che passassero proprio in quel momento in una stradina privata, buia e con un aggressore dall'aria innocua pronto a farmi a polpette).

Tranquillizzata mia madre al telefono ho dovuto avvertire il mio ragazzo che mi venisse ad accompagnare.

Appena arrivato in soccorso, si è nascosto dietro una macchina e mi ha ordinato di svoltare l'angolo da sola "voglio vedere che fa.."

Subito l'uomo sposta la macchina a bloccare 'stavolta l'uscita dalla strada e scende dalla vettura seguendomi.
Sbuca fuori il mio ragazzo, vedo che lo segue mentre il tizio segue me.

Ad un certo punto da un portone poco lontano scende una ragazza.
Alta, mora, con i capelli lisci e vestita molto casual.
Al buio avrei detto che si trattava di una mia sorella segreta.

Sento che urla "Roberto, amore, dove vai? Dai che siamo in ritardo!"

L'uomo la guarda interdetto.

Si gira a guardare di nuovo me, con uno sguardo interrogativo.

D'improvviso capto il significato di un gioco che lui pensava di fare con la sua ragazza, senza accorgersi, al buio, che quella povera preda era un'estranea con un cane e non la compagna che aspettava.

Torna indietro verso la fidanzata, entrano in macchina e si baciano appassionatamente.

Il mio ragazzo mi raggiunge e sentenzia:
"non ci credo per niente che ti abbia scambiato per quella babbiona, e poi tu hai il cane, non gli è venuto in mente che potessi essere qualcun altro?"

Ma in fondo so che è solo colpa mia, perchè per carineria ho salutato qualcuno che mi faceva gli abbaglianti senza nemmeno conoscere l'identità del personaggio che vi si nascondeva dietro.

martedì 25 ottobre 2011

Blogger




A 13 anni ho iniziato il mio primo blog.
Figlia di genitori informatici la cosa pareva più che naturale.
L'ho sempre usato come fosse un diario segreto, fino a quando, 16 anni e troppe chiacchiere, ho iniziato a scontrarmi col fatto che le persone mi riconoscevano, risalivano alla mia identità o, peggio ancora, coloro che conoscevo nella vita "reale" scoprivano il mio blog con tutti gli sfoghi che magari li riguardavano pure.

Non ho mai violato la privacy di nessuno, e la mia grazie al cielo è stata graziata da un saggio uso della blogsfera.
Ho creato dei forti legami negli anni.
Commenti e opinioni scambiate con naturalezza da persone nascoste dietro uno schermo mi hanno permesso di crescere molto e di aprire la mente a nuove realtà.
Le blogger che commentavano sono diventate amiche anche nella vita reale, e la vita reale è piano piano sparita dal blog, col passare degli anni.
Lavoro e amicizie "informate" mi hanno costretta ad abbandonare i temi della mia vita privata e il blog è diventato improvvisamente impersonale e, per me, solo un mezzo inutile.

Non potevo più sfogarmi nè pubblicare opinioni.
Non potevo riflettere su nulla senza che questo si ripercuotesse nella mia vita di tutti i giorni.
Così ho chiuso i battenti.

Il bilancio di tanti anni di blogging è sempre positivo nella mia memoria.
Oltre alle splendide amicizie instaurate, dà sempre molto conforto leggere e-mail di persone che ti chiedono "Quando tornerai a scrivere?" o vedere che c'è ancora gente per strada che mi riconosce (il chè a volte è stato alquanto imbarazzante!).

Nessuno di loro, è ovvio, sa che in realtà scrivo ancora, che ho da qualche settimana aperto questo blog e che finalmente ho uno spazietto completamente anonimo dove scambiare opinioni e dove sentirmi di nuovo libera di scrivere quel che cavolo mi pare.

La vita è strana, ci fa salire tanto per poi ributtarci giù, ricominciare tutto da capo come fossimo una persona diversa, come se questi ultimi dieci anni avessero partorito una nuova "Me" il cui bisogno di aprirsi al mondo, però, rimane invariato e probabilmente non morirà mai.

lunedì 24 ottobre 2011

Mora, moretta..



Avrei capito se il parrucchiere fosse stato straniero o se fossimo nati in città diverse con dialetti lontani per cadenze e accenti.
Avrei capito se gli avessi lanciato messaggi contrastanti tipo
"Si, più scuri ma non troppo, chiari ma non biondi" etc.

Ma io, pur lasciandogli "massima fiducia" gli ho spiegato chiaramente che
- ODIO avere i capelli troppo scuri perchè la mia carnagione si avvicina pericolosamente al bianco latte e il contrasto mi infastidisce la vista;
Ma. E dico Ma...
- non li voglio biondi perchè difficilmente potrei abituarmici io che nascevo decisamente mora.

Così lui ha deciso insindacabilmente di fare di testa sua, applicando alla mia capigliatura un colore di base che potrebbe essere il mio naturale e schiarendolo qua e là con qualche colpo di sole castano.
Il suo intento, esplicato alla fine del trattamento, era quello di evitarmi la scocciatura di colorare la ricrescita tutti i mesi.
Ma a una che spende una larga porzione di stipendio al parrucchiere, non può certo interessare questo discorso, quando il risultato è così diverso da quello richiesto.
Ecco perchè non pubblicherò una foto del "dopo" che sarebbe ancor più traumatico del guardarsi allo specchio.

Insomma, per non dilungarmi troppo, ho speso 90 euro per ottenere un colore che non vada rifatto di volta in volta.

Ho trovato un uomo più pratico di me, credo sia convinto di avermi fatto un piacere e compiuto un capolavoro.

Bah.

In ogni caso la cosa più che positiva di tutta questa esperienza è che ho finalmente incontrato la ex del mio ragazzo.
Questo parrucchiere in effetti è più il suo che del mio Uomo, per quanto lei abbia iniziato ad andarci perchè lo conosceva tramite lui.

Sono stati insieme parecchio tempo. Una storia che ha lasciato nella mia dolce metà un grande buco nel cuore.
E dopo mesi in cui ho osservato le volgari foto di lei tramite facebook (un troione col profilo aperto, che eleganza!) ho finalmente avuto l'occasione di controllare da vicino le caratteristiche fisiche della donzella.

Il viso, a dispetto delle foto, è molto meno volgare del previsto.
E' bionda come la Anderson, è vero, ed ha più o meno lo stesso carico di trucco sul viso di una porno-attrice.
Ma i lineamenti sono molto più morbidi e la vocina stridula colma di cadenza romanesca genera più tenerezza che fastidio.
Pensavo di trovarmi minacciata, ma mi sono scoperta intenerita da quella bimbina di vent'anni che lotta per mascherare la sua insicurezza.
Quando poi si è alzata in piedi ho avuto la conferma che una minaccia proprio non può esserlo.
Alta più o meno la metà di me ma con i miei stessi chili.
Come se a me dessero una bastonata in testa per rimpicciolirmi.

Detto tra noi, insomma, è una chiattona senza tette con un casco di banane in testa e una voce da scoiattolo romanesco.