martedì 25 ottobre 2011

Blogger




A 13 anni ho iniziato il mio primo blog.
Figlia di genitori informatici la cosa pareva più che naturale.
L'ho sempre usato come fosse un diario segreto, fino a quando, 16 anni e troppe chiacchiere, ho iniziato a scontrarmi col fatto che le persone mi riconoscevano, risalivano alla mia identità o, peggio ancora, coloro che conoscevo nella vita "reale" scoprivano il mio blog con tutti gli sfoghi che magari li riguardavano pure.

Non ho mai violato la privacy di nessuno, e la mia grazie al cielo è stata graziata da un saggio uso della blogsfera.
Ho creato dei forti legami negli anni.
Commenti e opinioni scambiate con naturalezza da persone nascoste dietro uno schermo mi hanno permesso di crescere molto e di aprire la mente a nuove realtà.
Le blogger che commentavano sono diventate amiche anche nella vita reale, e la vita reale è piano piano sparita dal blog, col passare degli anni.
Lavoro e amicizie "informate" mi hanno costretta ad abbandonare i temi della mia vita privata e il blog è diventato improvvisamente impersonale e, per me, solo un mezzo inutile.

Non potevo più sfogarmi nè pubblicare opinioni.
Non potevo riflettere su nulla senza che questo si ripercuotesse nella mia vita di tutti i giorni.
Così ho chiuso i battenti.

Il bilancio di tanti anni di blogging è sempre positivo nella mia memoria.
Oltre alle splendide amicizie instaurate, dà sempre molto conforto leggere e-mail di persone che ti chiedono "Quando tornerai a scrivere?" o vedere che c'è ancora gente per strada che mi riconosce (il chè a volte è stato alquanto imbarazzante!).

Nessuno di loro, è ovvio, sa che in realtà scrivo ancora, che ho da qualche settimana aperto questo blog e che finalmente ho uno spazietto completamente anonimo dove scambiare opinioni e dove sentirmi di nuovo libera di scrivere quel che cavolo mi pare.

La vita è strana, ci fa salire tanto per poi ributtarci giù, ricominciare tutto da capo come fossimo una persona diversa, come se questi ultimi dieci anni avessero partorito una nuova "Me" il cui bisogno di aprirsi al mondo, però, rimane invariato e probabilmente non morirà mai.

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