martedì 20 settembre 2011

Dilemmi lavorativi



Ieri avevo appuntamento con S., quello che per tre anni è stato il mio capo in una S.p.A. romana di tutto rispetto e per cui ho fatto l'assistente personale in stile "Il diavolo veste Prada" (con altrettanti esaurimenti mentali) fino a licenziarmi per passare nell'ufficio dove ora sono da più di un anno.

Fin dalla dalla settimana dopo le mie dimissioni, a maggio del 2010, S. mi ha cercata in continuazione. Prima per chiedermi aiuto su questa o quella pratica, poi per formare le decine di sostitute che sono passate per quello che era il mio posto da lui, poi si è passati al periodo delle telefonate piene di chiacchiere su miei problemi personali tipo ricerca di una casa, fidanzati stronzi e suoi dilemmi esistenziali come neo-papà.

Ma durante tutto questo anno e mezzo di lontananza lavorativa, la maggior parte delle sue telefonate si sono sempre concluse con la stessa domanda:
"Quanto vuoi per tornare a lavorare da me?"


Senza dubbio fa piacere esser apprezzati a livello lavorativo (d'ufficio, ovvio), ma quando sai di valere dieci e qualcuno punta sull'amicizia per averti a otto, un pochino di fastidio te lo da; così ad un certo punto gli ho spiegato che da lui non vorrei mai tornare, per tutto l'oro del mondo.

Purtroppo la rassegnazione non è uno dei suoi difetti e ieri avevo un invito a pranzo con lui per discutere un incontro di esigenze al fine di concludere un contratto soddisfacente per entrambi.

Adesso come adesso mi trovo in difficoltà nel gestire quella che è stata la sua proposta, abbastanza allettante devo dire, perchè andrebbe a toccare dei punti molto importanti per il mio portafoglio.

Capito più o meno le mie esigenze celate dalle chiacchiere, S. mi ha proposto un orario veramente ottimo, visto in relazione al mio "secondo lavoro", un orario che finirebbe alle 15, ad uno stipendio che è quasi lo stesso di quello attuale.

Sta di fatto che da un tempo indeterminato dovrei buttarmi su un contratto meno appagante e che i miei attuali titolari mi hanno anche dato un monolocale per un affitto irrisorio che certo nella mia città non arriva a nemmeno la metà di ciò che si trova in giro.

Insomma, sul piatto della bilancia ci sono molti fattori, variabili di grande rilievo che devo valutare per decidere se buttarmi in questa ennesima avventura o se non mi sento pronta a lasciare la strada vecchia per quella nuova...che così nuova poi non è....

Che faccio?
Dilemma esistenziale!!!

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